La tecnodestra non esiste. Esiste la tecnica e le serve l'anima

Le riflessioni di Georges Bernanos sul rapporto tra società e macchine. Che deve essere guidato dallo spirito (cristiano)

La tecnodestra non esiste. Esiste la tecnica e le serve l'anima
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Siamo forse alle soglie di una rivoluzione antropologica. Nessuno può dire con certezza dove ci condurrà il rapporto sempre più intimo con le macchine animate dall'intelligenza artificiale. Un classico tema della fantascienza, trattato in modo diverso (ma quasi sempre catastrofista) da scrittori come Isaac Asimov o Philip Dick.

In realtà, più che di storie, abbiamo bisogno di capire quali basi e conseguenze morali abbia lo sconfinamento del tecnico nell'umano. È un problema di civiltà. Non è una questione di regime o di sistema economico. Il dibattito su Elon Musk e la tecnodestra è fumo negli occhi per alimentare polemiche politiche. Porta alla confusione del vero tema, che non è la tecnodestra o la tecnosinistra o il tecnocentro. Il problema è la tecnica. È un problema affrontato da molti, in chiave filosofica, economica e letteraria. La Prima guerra mondiale rivelò il potenziale distruttivo della macchina. Le stragi senza volto umiliavano profondamente il combattente. Non c'era gloria nella morte sordida in una trincea colpita dall'artiglieria o nel farsi falciare dai proiettili scagliati a caso da una mitragliatrice. L'uomo massa era inghiottito da una morte anonima. Quanti scrittori hanno raccontato la storia delle tempeste d'acciaio...

In queste pagine abbiamo esaminato l'ottimismo futurista, venato tuttavia da una paura della morte e dal terrore per il corpo in decomposizione, come spiegato da Claudia Salaris in Filippo Tommaso Marinetti (Silvana editoriale). Qui invece vogliamo presentare la prospettiva di un intellettuale cattolico o meglio dimenticato in quanto cattolico. (Non so se avete notato: intellettuale cattolico è un diminutivo, gli altri sono intellettuali e basta). Non sono considerazioni troppo lontane, dal punto di vista cronologico, da quelle di Marinetti.

Vediamo come il tema fu impostato da Georges Bernanos nelle conferenze tenute nell'immediato dopoguerra, dopo essere tornato in Francia dall'auto-esilio in Brasile: «Noi assistiamo quindi alla nascita di una civiltà inumana, fondata su una definizione falsa dell'uomo, ridotto a pura funzione economica». Le macchine sono al servizio di questo progetto e forse ne diventeranno il fine ultimo: «I tecnici non hanno bisogno di noi. Si tratta di sapere se la Storia ha un significato oppure se è la tecnica a dargliene uno. Oppure, per parlare più chiaramente, si tratta di decidere se la Storia è la storia dell'uomo oppure soltanto la storia della tecnica». L'Europa de-cristianizzata, scrive Bernanos, è un cadavere. I sostenitori del progresso sono i vermi che lo divorano: «Sì, molte cose, enormi cose avvengono all'interno, o anche all'esterno di un cadavere; e se chiedeste ai vermi il loro parere ed essi fossero capaci di darvelo, si direbbero impegnati in una prodigiosa avventura, la più ardita, la più completa avventura, in un'esperienza irreversibile». L'errore del verme consiste nel confondere «una liquidazione per la Storia». La rivoluzione cristiana di Bernanos vuole sovvertire la modernità che ha umiliato Dio e di conseguenza l'uomo. Il cristianesimo divinizza l'uomo e lo rende sacro perché «fa partecipare ciascuno di noi alla Divinità, dà a ciascuno di noi, al più umile fra noi, un valore infinito, degno del sangue divino». Rimosso il cristianesimo, la società procede sempre più veloce su un pendio inclinato. A fine corsa, dopo aver schiacciato ogni forma di vita interiore, ridurrà l'uomo all'uomo di massa privo di individualità e libertà. La tecnica giocherà un ruolo decisivo in questo processo.

Bernanos: «Si tratta di sapere se la tecnica disporrà dei corpi e delle anime degli uomini futuri, se deciderà per esempio non solo della loro vita e della loro morte ma anche delle circostanze della loro vita, come il tecnico dell'allevamento dispone dei conigli che ha nella conigliera». La rivoluzione della libertà (Cantagalli, 2012) e Lo spirito europeo e il mondo delle macchine (Oaks, 2018) offrono un'ampia selezione dei testi di Bernanos, che risuonano profetici, anche nello stile biblico.

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