Non solo il doping, pure l'Iran

Al tennista Bortolotti vietato l'ingresso negli Usa

Non solo il doping, pure l'Iran
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Lorenzo Bocchi è un tennista italiano che nel gennaio scorso ha perso la finale del torneo di Kish contro l'ucraino Prihodko. Non è una grande notizia ma Bocchi deve sapere che non potrà mettere piede negli Stati Uniti nei prossimi 9 anni perché questo è appena capitato a Marco Bortolotti, al quale è stata negata la possibilità di giocare gli US open in doppio con Cobolli perché all'ufficio registri statunitense risulta che il tennista abbia giocato, nel 2015, un torneo a Kish, isola di fascino turistico ma con un problema serio: si trova in Iran. Bortolotti era riuscito ad evitare la squalifica per l'uso di Clostebol, lo stesso del caso Sinner. L'ESTA, (Electronic System for Travel Authorization), gli è stato negato, si ottiene online, senza rivolgersi all'ambasciata, basta compilare il modulo. Ma quel quarto di finale del 2015, pure perso contro il francese Musialek, ha bloccato il viaggio del tennista di Guastalla al quale il consolato Usa non ha concesso nemmeno il visto B1, previsto per eventi professionali.

Bortolotti dovrebbe cambiare sport, se giocasse a calcio non avrebbe problemi, la

nazionale iraniana ha libera circolazione, ha partecipato ai mondiali in Qatar e disputerà le qualificazioni per il torneo del 2026 in Messico, Canada e Usa. Infantino non è Biden e nemmeno Trump. Al massimo Kamala Harris.

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