La vittoria di Berrettini riporta indietro nel tempo

Partita a senso unico quella di Doha, ed in fondo è una sorpresa per il punteggio, ma non per l’esito

La vittoria di Berrettini riporta indietro nel tempo
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Berrettini che batte Djokovic, ed in due set (7-6, 6-2), è una bella sensazione, perché riporta indietro nel tempo. A quando Matteo arrivò in finale a Wimbledon nel 2021 salendo su un treno azzurro del tennis che ci ha portati fini all’era Sinner. E soprattutto perché per Matteo il peggio è davvero passato, e all’alba dei prossimi 30 anni il futuro può avere ancora molto da dire.
Partita a senso unico quella di Doha, ed in fondo è una sorpresa per il punteggio, ma non per l’esito. Berrettini si sta ricostruendo con pazienza e con intelligenza, la sensazione è che ce la può fare nel suo obbiettivo di tornare nei primi d
10 del mondo. “Il prossimo passo sarà di tornare a divertirmi sulla terra rossa”, per il momento il cemento del Qatar ce l’ha restituito bello pimpante.
Poi c’è Djokovic, tornato dall’infortunio di Melbourne ma più impegnato in questi giorni a fare il sindacalista sul caso Clostebol, un po’ dalla parte di Jannik (“è sicuramente innocente”), dall’altra a sparare bordate (“è stato privilegiato, tutti devono avere il suo trattamento”). Il classico piede in due scarpe, con la certezza che l’ego di Novak ancora non accetta l’idea che ci sia qualcuno in giro che possa impedirgli di conquistare lo Slam numero 25 prima di ritirarsi.


Insomma: Berrettini ha messo a nudo la realtà, che il tempo passa per tutti e che bisognerebbe a un certo punto sotterrare l’ascia di guerra. Difficile che Djokovic lo faccia, e per questo la vittoria di Matteo, diciamolo, ha anche il gusto di una piccola vendetta per interposta persona.

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