Wimbledon 1985: Boris Becker e quel tuffo verso il trofeo a 17 anni

Nel tempio sacro del tennis mondiale si riunirono campioni come John McEnroe, Ivan Lendl e Jimmy Connors, ma a spuntarla fu un ragazzino tedesco venuto dal nulla

Il celebre scatto fatto da Rudiger Schrader
Il celebre scatto fatto da Rudiger Schrader
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"C'è un giovane tedesco che ha appena vinto al Queen's, tienilo d'occhio fino a quando non lo elimineranno". La chiamata arriva direttamente dalla Germania ante caduta del muro. La fanno dagli uffici della DPA, la più importante agenzia di stampa dell'epoca nel paese. Dall'altro lato del cavo agganciato sotto La Manica un fotografo ventottenne sgrana gli occhi: si chiama Rudiger Schrader e fino a lì ha seguito mondiali di calcio o Olimpiadi. Il tennis mai. Ancora non sa che a Londra, per seguire l'edizione 1985 di Wimbledon, ci starà per tutto il tempo. Difficile aspettarselo, del resto. Sì, Boris Becker ha vinto il torneo di preparazione alla stagione sull'erba, ma dove vuoi che possa spingersi, contro i campioni? Gli scatti - deve pensare Schrader - saranno giusto un paio e tanti saluti.

Anche perché in quell'edizione si presentano calibri come John McEnroe, Ivan Lendl e Jimmy Connors, oltre alla famelica pattuglia degli svedesi Järryd, Nyström, Edberg, e agli altri illuminati americani Curren e Mayotte. Un ragazzino di diciassette anni questi se lo trangugiano, riflettono disinvolti bookmakers e addetti ai lavori. Perché Becker sfoggia già un'eleganza che si abbina ad una potenza stordente nel servizio e nei passanti, ma comunque pare ancora troppo acerbo per piazzare i gomiti nel torneo.

Sull'immacolato tappeto verde londinese, però, le certezze si incrinano presto. Il virgulto Boris incede a sorpresa fino agli ottavi, dove però gli si staglia contro Mayotte, numero 16 del mondo. Non importa: seppur con una caviglia malconcia, il tedeschino lo doma e avanza. Nel frattempo vengono mozzate le prime teste coronate. Lendl cede drammaticamente al francese Laconte, favoritissimo nella sfida successiva contro il nostro. Nulla: ammansito anche il transalpino a forza di bordate. Bum Bum Becker inizia a germogliare qui.

In semifinale John McEnroe perde a sopresa dal connazionale Curren, che appare animato da una forma strepitosa. Sull'altro lato del tabellone non si arresta la favola di Boris, che se ne frega pure del fatto che il favorito sia lo svedese Järryd e balza in finale. Ed è qui che le storie di Becker e Schrader si ricongiungono, anche se in fondo non si erano mai perse, perchè il fotografo l'ha seguito in ogni singola gara disputata. Qui, però, si raggiunge il climax del loro inatteso rapporto simbiotico.

Anche per l'ultimo atto Boris è sfavorito, ma continua a fare spallucce. Si mette a bombardare Curren, che però replica con foga, e ne nasce uno scambio di devastanti convenevoli. Poi però la pulizia dei colpi del tedesco e la potenza che è in grado di impartirgli fanno la differenza. Becker vince il primo set 6-3, perde il secondo, ritorna avanti nel terzo. E chiude la pratica con un 6-4 finale. In quel singolo match germogliano molti aspetti destinati a diventare mitologici: Boris diventa il più giovane di sempre a vincere Wimbledon e anche uno slam (primato mantenuto ancora oggi nel primo caso, non nel secondo). Boris diventa quello dei colpi tennistici che assomigliano a palle di cannone. Boris diventa, soprattutto, quello dei tuffi: quando un punto sembra ormai perduto, lui si butta alla disperata, si allunga allo spasmo e va a raccogliere quella pallina.

Lo scatto lo fa proprio Schrader. Per prenderlo con il giusto tempismo devi essere un campione. Come per impattare quella pallina. Si vede Boris proteso, le gambe in aria, la mano sinistra che sta per appoggiarsi sull'erba e quella destra che impugna la racchetta.

La palla viaggia oltre la rete. Il pubblico applaude scrosciante, stordito da tanto bagliore. Rannicchiato dentro la buca dei fotografi, Rudiger Schrader sorride: deve ancora sviluppare lo scatto, ma sa già di aver fatto il miglior punto dell'anno.

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