Teo: "Casa e tv, la mia vita circondato da veline"

Mammucari, che ha avuto una figlia da Thais Souza, da lunedì sarà su Canale 5 con Sarabanda insieme a Belen Rodriguez. E su Striscia: "Ricci mi ha chiamato. Sta pensando chi affiancarmi"

Teo: "Casa e tv, la mia vita circondato da veline"

Milano - Uno, nessuno, centomila Teo Mammucari. Se con i concorrenti di Sarabanda userà il guanto urticante, nei confronti delle veline il conduttore sembra intenerito, quasi tutto un miele. Ma procediamo con ordine. Alla guida del quiz musicale lanciato da Enrico Papi, da lunedì alle 18.50 su Canale 5, ritroveremo il Teo di sempre. «Non rinuncerò a fare qualche battuta delle mie», anticipa lui, «anche se la precedenza la darò al quiz. Abbiamo sostituito un paio di giochi, mi sono permesso di cambiare la sigla, c’è un nuovo pezzo messo a punto dalla mia band e cantato da Belen Rodriguez, che presenterà in coppia con me. Sono contento, è stata molto brava a Scherzi a parte, ci siamo trovati bene». E, proprio parlando di belle ragazze che lavorano in Tv, Mammucari si schiera energicamente a difesa delle veline: «Non è vero che sono delle raccomandate pronte a tutto per il successo».

Be’, lei ne ha sposata una...
«Thais, la madre di mia figlia, era la velina bionda di Striscia la notizia. Ci siamo innamorati proprio quando lei era all’apice della popolarità, eppure ha deciso di lasciare tutto per costruire una famiglia, ha valori profondi. Non dico che tutte siano così, ma...».

Lei è il titolare ideale della cattedra di Scienza applicata delle veline, visto che ha tenuto a battesimo lo show estivo dove vengono elette le vestali in minigonna di «Striscia». Nel 2003 ha anche lanciato «Velone», con signore over-size e over-50... Come mai le veline sono diventate sinonimo di un bel guscio senza contenuto?
«Veline è la parola che si è imposta, ma il termine giusto sarebbe “visibiline”, e cioè persone ossessionate dalla visibilità. Tutto il contrario delle veline originali, quelle in scena non parlano nemmeno».

Neanche una critica alla categoria?
«Se non sono ben consigliate, cercano di tenersi a galla grazie ai giornali di gossip. Due su cinquanta riescono a portare avanti la carriera. Penso all’ex moglie di Pino Insegno, Roberta Lanfranchi. Lei è davvero una professionista in gamba».

Non è che fa l’arringa perché l’anno prossimo andrà a condurre «Striscia la notizia»?
«Ricci me l’ha chiesto e io gli ho dato la mia totale disponibilità. So che sta stilando una lista di possibili persone da affiancarmi».

Ma lei e il suo per ora misterioso compagno andrete a sostituire una delle coppie già collaudate?
«Posso solo dire che un po’ d’aria di cambiamento non guasta. Un giorno Ricci mi ha chiesto: “Posso fidarmi di te?”. E io gli ho risposto: “No”. Da allora è nato un rapporto di stima, osservando lui ho imparato a prestare attenzione alle cose reali, in un ambiente come il nostro dove è facile smarrirsi tra manie e frivolezze».

Allora non se l’è presa quando l’anno scorso ha affidato «Veline» a Ezio Greggio?
«No, e Ricci ha molto apprezzato. Anche Ezio è stato gentile, mi ha chiamato per avvertirmi che avrebbe preso il mio posto, cose che capitano».

Per la legge del contrappasso, ora lei scippa «Sarabanda» a Enrico Papi...
«... che, a sua volta, aveva “rilevato” il mio Distraction. Comunque non è bene identificarsi con un format, l’ho detto anche a Papi».
Da «Sarabanda» a «Striscia», parliamo di programmi con tempi molto rigidi, mentre lei è famoso per la tendenza a improvvisare...
«Sembro uno che va a braccio, mi piace dare quest’impressione anche perché il pubblico si identifica più facilmente. Ma in fondo non è poi tanto vero, anche a Scherzi a parte seguivo una griglia».

Si aspettava il successo di ascolti di «Scherzi»?
«No, se devo essere sincero. L’idea della produttrice Fatma Riuffini di accoppiare me e Claudio Amendola non mi sembrava vincente, invece abbiamo saputo creare una bella armonia, anche se non siamo amici».

Anche lei, come ha confessato Antonio Ricci, è un Auditel-dipendente?
«No, e lo dimostra il fatto che ho lavorato a progetti che non hanno fatto grandi risultati, come primo e ultimo o la fiction Piper. Ma per me l’importante è sperimentare, con Sarabanda per la prima volta andrò in onda prima del tg, mi chiedo: funzionerò? Ho 48 puntate per scoprirlo».

Le è

dispiaciuto che «Piper» non abbia conquistato un grande pubblico?
«Scherza? Per la prima volta i critici televisivi mi hanno dato la sufficienza. Anche ai cattivi, ogni tanto, fa bene sentire una buona parola».

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