Milano - American Express, uno dei marchi più noti nel mondo, dal 12 aprile non potrà emettere carte di credito nel nostro Paese. Lo ha disposto la Banca d’Italia dopo un’indagine negli uffici romani della multinazionale statunitense, durata cinque mesi, dal settembre 2009 al gennaio 2010. Il provvedimento è stato notificato ai vertici della filiale italiana il 2 aprile: dieci giorni di tempo per comunicare alla potenziale clientela, con apposito avviso sul sito internet, lo stop a nuove emissioni.
Le accuse riguardano carenze riscontrate nell’organizzazione della società che hanno fatto emergere irregolarità sotto i profili dell’antiriciclaggio, dell’usura e della trasparenza. Solo 24 ore prima era stata diffusa la notizia - riportata dai giornali di ieri - di un analogo divieto disposto dalla Banca d’Italia a carico di Diners club Italia, un altro marchio di carte di credito diffuso soprattutto tra la clientela business.
La vicenda è nata a Trani, nel settembre dello scorso anno, dalla denuncia di un titolare di carta revolving American Express (le carte revolving sono quelle che mettono a disposizione del cliente un plafond di denaro che questi può utilizzare liberamente, per poi rimborsarlo a rate predeterminate, maggiorate di un interesse). Questi, non in regola con i pagamenti, si era visto recapitare dalla società emittente delle richieste di rimborso caricate di maggiorazioni da lui ritenute eccessive; aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica ravvisando un comportamento usurario, e questa aveva aperto un’inchiesta sul fatto. La prassi vuole che, in casi che riguardino reati di natura economico finanziaria, la magistratura avvisi la Banca d’Italia, che a sua volta può avviare - se lo ritiene - indagini nella sua veste di Authority. Detto per inciso, proprio l’inchiesta della Procura di Trani per la sospetta usura di American Express ha portato, tramite intercettazioni telefoniche, all’apertura di un diverso filone relativo alle presunte pressioni della Presidenza del Consiglio sull’Authority per le telecomunicazioni e sui vertici Rai.
Ma che cos’hanno individuato gli ispettori della Banca d’Italia negli uffici romani della multinazionale americana? Per quanto riguarda l’usura, che è il punto di partenza della vicenda, avrebbero rilevato che i tassi applicati ai clienti in ritardo con il pagamento delle rate, sommati a penalità e spese, sarebbero stati superiori ai tassi d’usura, che vengono trimestralmente calcolati e diffusi dal ministero dell’Economia, e che variano secondo il tipo di prodotto finanziario o di operazione. Fino al 30 giugno 2010 il tasso di usura riferito alle carte revolving è del 26,055% per le operazioni fino a 5mila euro, e del 19,515% per importi superiori. Va osservato che le carte revolving (le uniche che prevedono il rimborso rateale, quindi, propriamente, le uniche con caratteristiche di «carta di credito») sono una netta minoranza tra quelle emesse da American Express: non più del 5% su un totale stimato in circa 2milioni di tessere (le altre sono carte «di debito», perché non essendo previsto il rimborso rateale, non si configura un «credito» ma solo un’anticipazione).
Sotto il profilo dell’antiriciclaggio, la legge del 2008 pone in capo ai soggetti finanziari una serie di obblighi per permettere il continuo monitoraggio di ogni operazione che possa celare un sospetto. Gli ispettori hanno riscontrato che le operazioni, in particolare, di trasferimento di contate effettuate dalle agenzie American Express su richiesta della propria clientela non erano sostenuta da sistemi informatici adeguati a rispettare le richieste della legge. Va osservato, per la cronaca, che proprio mercoledì l’Abi, l’associazione delle banche italiane, aveva chiesto alla Banca d’Italia ulteriori 12 mesi per mettere in regola il sistema, anch’esso evidentemente in ritardo.
Sotto il profilo, infine, della trasparenza, American Express è stata accusata di proporre ai clienti, per la firma, una modulistica contrattuale poco chiara, poco comprensibile e stampata con modalità che non ne facilitano la lettura.
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