Detto, fatto. Il Giornale su questa pagina lo aveva previsto. Tiger Woods dopo otto mesi di assenza dalle competizioni - causa il ben noto intervento al ginocchio sinistro - tornato per qualcuno, ma non per lui, anzitempo alle competizioni a fine febbraio ha subito dato l’impressione di aver ritrovato la sua piena efficacia fisica e lo spirito giusto. Nelle due prove «mondiali», l’Accenture Match Play ed il C.A. Championship «il fenomeno» ne ha avuto la riprova tangente e l’unica cosa che gli faceva difetto era ancora quella di ritrovare l’agone competitivo ed il guizzo vincente in fase conclusiva sui green.
Come dire, quel ritmo di gioco e quella caparbia devastante che solo il confronto in campo con gli avversari poteva tornare quello di una volta. Nei due World Championship Tiger è andato - e lo si è visto - in crescendo continuando quella tabella di marcia che nelle sue strategie lo voleva pronto al grande appuntamento con il Masters di settimana prossima. Un’ultima galoppata prima dell’ascesa in capo all’Augusta National, quella con un torneo che non poteva non onorare, l’Arnold Palmer Invitational - il torneo del «the King» - al Bay Hill di Orlando. Come dire di no al campione che ha lanciato e portato il golf professionistico a livelli di successo di cui attualmente gode, come non essere presente ad un torneo che Tiger ha vinto per ben cinque volte. Arnold lo aspettava, Tiger è arrivato e come lo scorso anno ha vinto con un putt vincente proprio all’ultima buca, esultando, facendo esultare il pubblico e rendendo felice e commosso il grande Arnie.
A Bay Hill si è visto un Tiger completo in tutti i reparti del suo gioco - con soprattutto quel guizzo vincente sui green - che gli ha fatto recuperare nell’ultimo giro ben cinque colpi di svantaggio nei confronti del giovane, valoroso e sempre più convincente Sean O’Hair. Un Tiger scatenato, carico come nei suoi migliori momenti con colpi di recupero incredibili, putt micidiali sino a quell’ultimo sul green della 72ª buca che lo ha visto esaltarsi e buttarsi tra le braccia del suo caddie Steve Williams con la felicità di un ragazzino che ha ritrovato tutta la voglia e la capacità di vincere al suo gioco preferito. Tutto il resto è musica: il milione e ottomila euro vinti, la prima posizione consolidata nel World Ranking, la sua 66ª vittoria sul Tour.
Così come il fatto che alle spalle dei due leader sia giunto un Zach Johnson vincitore di un Masters e poi Pat Perez, Scott Verplank e l’altro emergente Nick Witney e pure che Padraig
Harrington, vincitore dei due ultimi «majors» del 2008 sia terminato ottimo undicesimo. Ora il Masters sa di aver ritrovato il suo idolo e Tiger sa di poter aspirare alla sua quinta giacca verde. Signori: «Tiger is back».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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