di Stefano Fiore
A soli sette giorni dall’incidente mortale del tredicenne Peter Lenz, il mondo delle moto si ritrova a dover compiangere un altro pilota, deceduto in circostanze simili durante la gara di Moto2 disputata ieri sul circuito di Misano. Nel corso del dodicesimo giro il giapponese Shoya Tomizawa, mentre era in quarta posizione, è scivolato al «curvone», che si percorre a oltre 200 chilometri all’ora, per poi essere investito dai due piloti che lo seguivano a breve distanza. Sia Alex De Angelis sia Scott Redding non hanno potuto evitare l’incidente: il sanmarinese si è lanciato dalla moto che si è scontrata su Tomizawa mentre il britannico lo ha investito all’altezza del bacino. Mentre la direzione di gara decideva di non esporre la bandiera rossa per interrompere il gran premio, i soccorritori hanno adagiato su una barella il corpo di Tomizawa, che non dava segni di vita. Caricato in ambulanza, dove gli è stata praticata la rianimazione, il pilota è poi stato trasportato all'ospedale di Riccione dove è deceduto alle ore 14.19 a causa dei traumi multipli e delle numerose emorragie interne. Nessuna conseguenza invece per De Angelis e Redding.
Ancora il 5 settembre, ancora Misano, ancora un incidente pauroso. Nel 1993 il campionissimo Wayne Rainey se la cavò, restando però paralizzato agli arti inferiori. Ieri per Tomizawa non c’è stato niente da fare. Così, mentre i piloti della MotoGp ancora ignari della morte del collega iniziavano la propria gara, il paddock si è diviso tra la tristezza di chi non è riuscito a trattenere le lacrime, come il dottor Claudio Costa che ha assistito Tomizawa sino all’ospedale, e i dubbi su un’eventuale carenza di organizzazione dei soccorsi. Tanti addetti ai lavori sono dell’idea che la gara andasse fermata, ipotesi condivisa anche da Valentino Rossi, ma secondo Claudio Macchiagodena, responsabile medico del circuito di Misano «la bandiera rossa non avrebbe dato nessun vantaggio, dal punto di vista medico non sarebbe cambiato nulla.
La rianimazione è cominciata in ambulanza, dal punto di vista medico non c’è stato alcun ritardo. La bandiera rossa, anzi, avrebbe comportato un rallentamento». Eppure, nei momenti concitati dell’incidente, un soccorritore è scivolato sulla ghiaia, forse per accelerare le operazioni ma anche preoccupato di mettersi al riparo dalle altre moto che sfrecciavano come nulla fosse accaduto. L’incidente forse riaprirà anche la polemica legata agli iscritti in Moto2 che per stessa opinione dei piloti sono troppi e creano affollamento: ieri al via erano in 38, questo favorisce lo spettacolo ma aumenta i rischi legati alla sicurezza. In merito al problema lo stesso Tomizawa qualche giorno fa aveva risposto così: «Non mi preoccupo degli altri, penso solo a me stesso».
Nato a Chiba, città a sudest di Tokyo, il 10 dicembre del 1990, Tomizawa ha sempre avuto il pallino delle due ruote tanto da salire sulla prima minimoto a soli 3 anni. A 15 aveva debuttato nel campionato giapponese con l’obiettivo di approdare, prima o poi, nel motomondiale. Il sogno si avvera nel 2006 quando partecipa al Gp del Giappone in 125 con una wild card, esperienza ripetuta anche nei due anni successivi (in 250 nel 2008). L'anno scorso aveva chiuso 17° in classifica con 32 punti gareggiando con la scuderia Cip Moto, motorizzata Honda.
Questa doveva essere la stagione della maturità e infatti in Moto2 aveva esordito col botto, con la vittoria in Qatar (festeggiata sul podio ad occhi sgranati come a dire «Incredibile») e il secondo posto in Spagna, e tante altre buone prestazioni. Sino all’incidente di ieri, che però non cancellerà mai il sorriso, le risate e l’allegria con cui lo ricordano i colleghi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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