Torino - Si è conclusa, tra momenti di forte tensione, la manifestazione dei lavoratori del gruppo Fiat a Torino. I Cobas, saliti sul palco, hanno impedito al segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, di terminare il suo intervento. Ci sono stati spintoni, sopra e sotto il palco, nei quali è rimasto coinvolto anche il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, che stava per prendere la parola per l’ultimo comizio. I confederali hanno a questo punto abbandonato il Lingotto, mentre sul palco è rimasto un rappresentante dei Cobas che ha fatto il suo intervento.
Rinaldini: episodio deplorevole "È stato un episodio deplorevole, costruito in modo organizzato, che non può in alcun modo oscurare la grande manifestazione che si è svolta oggi a Torino". Così il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, ha commentato le contestazioni dei Cobas. "Soprattutto - ha aggiunto Rinaldini - non può oscurare il suo significato. E cioè la grande unità dei lavoratori di tutti gli stabilimenti Fiat, dal Sud al Nord del Paese".
Quindicimila al corteo Erano circa 15.000 - secondo Fim, Fiom, Uilm e Fismic - i lavoratori del gruppo Fiat in corteo a Torino. È stata la prima volta, nella storia del Lingotto, che si è svolta una manifestazione nazionale il sabato mattina a Torino. Rilevante la partecipazione dei lavoratori delle aziende dell’indotto auto in crisi: delle 2.300 fabbriche in crisi mille sono in Piemonte, molte in gravi difficoltà. Molti lavoratori hanno sfilato in tuta blu o con la maglietta che indossano in fabbrica.
La Fiom: Marchionne non può dettare i tempi Non può essere Marchionne a dettare i tempi di convocazione del tavolo con governo e sindacati. È quanto ha affermato il segretario della Fiom Gianni Rinaldini, che sta partecipando a Torino alla manifestazione nazionale dei lavoratori Fiat. "Oggi è una giornata importante - ha osservato Rinaldini - che dice essenzialmente due cose. La prima è che vogliamo sia convocato urgentemente il tavolo e che i tempi non possono essere dettati da Marchionne: non si può accettare che si faccia l’incontro dopo la conclusione dell’intesa con Opel. Sarebbe come dire che si tratta di un incontro di risulta dagli accordi internazionali". La seconda cosa che è necessario ribadire, secondo Rinaldini, è che "non c’è alcuna disponibilità a ragionare su un’ipotesi di riduzione degli stabilimenti italiani".
Angeletti: vogliamo una trattativa "Noi vogliamo aprire una trattativa con la Fiat, non un colloquio per essere informati". Lo ha detto il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, a margine della manifestazione della confederazione sindacati europei (Ces) in corso a Berlino. "La trattativa ha un obiettivo: cosa bisogna fare per mantenere gli insediamenti Fiat in Italia", ha commentato Angeletti riferendosi alla disponibilità mostrata ieri all’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne ad incontrare governo e sindacati: "Questo obiettivo non è generico obiettivo patriottico, ma è fondato su un dato di carattere industriale: sotto una certa dimensione di produzione nessuna azienda automobilistica può sopravvivere e se si tagliano ancora capacità automobilistiche in Italia i costi diventeranno così esorbitanti da mettere a rischio l’intera industria Fiat in Italia" ha continuato il segretario della Uil. La manifestazione di oggi dei sindacati a Torino è "doverosa, vista l’incertezza che grava sugli stabilimenti italiani" ha concluso Angeletti.
Polverini: vogliamo essere coinvolti "L’Ugl chiede tutela per tutti gli stabilimenti e i lavoratori Fiat. Se siamo di fronte ad un’altra operazione finanziaria non ci interessa, se siamo di fronte ad una operazione industriale vogliamo essere coinvolti e subito". Lo ha detto il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, dal palco di Avellino dove è in corso la manifestazione dell’Ugl per una 'Fiat italiana da sud a nord'. "Era doveroso - aggiunge - essere qui perché nel Sud si rischiano chiusure, posti di lavoro e la desertificazione di territori che non hanno altre fonti di reddito. Marchionne ha dato rassicurazioni su Mirafiori, non una parola su Pomigliano d’Arco e Termini Imerese sui quali arrivano dalla Germania notizie di chiusure e forti ridimensionamenti che poi sono l’anticamera della chiusura. L’Ugl non lo può consentire".
Urso: crescita è chiave di successo "Il progetto della Fiat rafforza il sistema produttivo dell’Italia e l’impegno preso dall’amministratore delegato Marchionne con il governo rassicura sul futuro degli stabilimenti italiani, ed è proprio l’internazionalizzazione della casa piemontese la chiave di successo all’estero e, di conseguenza, in Italia". È quanto afferma il vice ministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, sulla manifestazione degli operai a Torino. "Il problema - prosegue - non è se si cresce si chiude, ma se non si cresce si chiude. La scommessa della Fiat è la scommessa dell’Italia". "Occorre lavorare insieme e non dividersi", sottolinea Urso e riferendosi all’attegiamento in particolare dei Cobas il vice ministro condanna "chi alimenta la protesta preventiva". "La Fiat - conclude - quando ha ottenuto gli incentivi che hanno avuto successo si è impegnata con il governo a non chiudere gli stabilimenti e a mantenere l’occupazione in Italia, Pomigliano e Termini Imerese comprese. E la crescita delle quote in Europa dimostra che è questa la via del successo".
Brunetta: a Marchionne non servono tavoli "I tavoli servono se si devono prendere decisioni insieme e a Marchionne non credo che servano tavoli". Lo ha detto il ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione Renato Brunetta, durante un incontro a Veenzia, a proposito di un tavolo Fiat-governo-sindacati a cui l’ad del Gruppo di Torino si è detto disponibile. "Lui faccia bene il suo mestiere, il governo farà bene il suo, dopo di che la Fiat è certamente un patrimonio del Paese e il Paese non ha mai detto di no alla Fiat", ha proseguito Brunetta, sottolineando che Marchionne sta lavorando bene con la Chrysler e i tedeschi e che vincerà la sua sfida. "Il nuovo gruppo - ha ricordato - potrebbe diventare il secondo al mondo". Quanto alle preoccupazioni dei lavoratori degli stabilimenti Fiat italiani, Brunetta ha commentato: "Marchionne ha detto che non è in previsione nessuna chiusura di stabilimenti in Italia e lui è una persona seria".
Gasparri: non diventi colosso a Detroit ma nano in Italia "Non vorremmo che la Fiat diventasse un colosso a Detroit e un nano in Italia perchè dobbiamo anche difendere l’occupazione e la produzione del nostro Paese". A sostenerlo è il capogruppo del Pdl in Senato, Maurizio Gasparri, oggi a Milano per un incontro elettorale. Commentando l’attuale situzione economica, Gasparri ha sottolineato poi come la vicenda Fiat "dimostri che dall’Italia può partire una risposta ma stiamo anche verificando che in Italia non si perdano posti di lavoro".
Lupi: gravissima l'aggressione a Rinaldini "Quello che è accaduto a Torino con l’aggressione al segretario della Fiom Rinaldini è gravissimo ed obbliga ad un esame di coscienza. Sui temi come quelli del lavoro e del disagio di alcune classi sociali non possono esserci strumentalizzazioni. Chi soffia sul fuoco delle polemiche sperando di colpire il governo e lucrare qualche consenso ha una grande responsabilità rispetto a ciò che è accaduto. L’opposizione la smetta di esasperare lo scontro e di fomentare l’odio. Non abbiamo bisogno di estremismi ma di un confronto serio che abbia a cuore il bene comune del Paese". Lo dichiara Maurizio Lupi (Pdl), vice presidente della Camera dei deputati.
Di Pietro: governo convochi tavolo "Il governo convochi al più presto un tavolo e ci faccia vedere questo piano industriale della Fiat, altrimenti è semplicemente l’arricchimento del capitale e non del lavoro né dell’economia diffusa. C’è una nuova lotta di classe che si sta distribuendo nel Paese per colpa di questo governo": così il presidente dell’IdV, Antonio Di Pietro, ha commentato la situazione del gruppo Fiat anche alla luce delle proteste degli operai in piazza oggi a Torino.
Di Pietro, oggi impegnato in un comizio in piazza Maggiore a Bologna, si è detto felice, da italiano, che la Fiat "vada in giro per il mondo a comprare altre marche automobilistiche" ma ha lamentato il fatto che "finora l’aspettativa" porta a "meno posti di lavoro, tanto è vero - ha aggiunto - che i metalmeccanici hanno dovuto fare sciopero contro i licenziamenti e le casse integrazioni".
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