Torna "Da Cimabue a Morandi", il meglio dei suoi scritti

Illustrazioni e saggi introduttivi all'antologia che ha fatto epoca

Torna "Da Cimabue a Morandi", il meglio dei suoi scritti
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Da Cimabue a Morandi, la più famosa antologia degli scritti di Roberto Longhi, uscita nel 1973 a cura di Gianfranco Contini nei «Meridiani» Mondadori, è stata ripubblicata da Einaudi nei «Millenni» con una veste tutta nuova, la curatela di Cristina Acidini e Maria Cristina Bandera, un saggio introduttivo di Lina Bolzoni e la collaborazione della Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi (pagg. 1162, euro 100). Una trentina gli studiosi coinvolti nel progetto e una cinquantina le immagini a colori selezionate: una scelta antitetica a quella di Contini che, per rivendicare il valore letterario di Longhi, aveva voluto il volume privo di corredo iconografico. A mezzo secolo di distanza, Acidini e Bandera hanno salvaguardato l'articolazione originale degli scritti, scegliendo però di introdurre ogni saggio longhiano con un testo di uno storico dell'arte specialista dell'argomento trattato: in questo modo gli scritti di Longhi vengono contestualizzati, con riferimenti precisi alle mostre da cui nascevano. Soprattutto, si evidenziano le intuizioni che hanno influenzato la critica successiva, concentrandosi dunque sull'attualità del pensiero longhiano. Se oggi Caravaggio è una superstar e Morandi è considerato tra i grandi del '900 italiano, è grazie a Roberto Longhi, che fu capace di valorizzare anche altri fenomeni artistici ritenuti all'epoca marginali (i pittori bolognesi, ad esempio, e quelli marchigiani).

L'aspetto più affascinante da riscoprire, oltre alla vena teatrale del periodare di Longhi, è il suo metodo di indagine: insofferente alle teorie e alle astrazioni, si basava sempre sul confronto fisico con l'opera d'arte.

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