Nelle ultime settimane, la crisi energetica e la guerra in Ucraina hanno messo in ginocchio l’Europa nella gestione delle dinamiche molto complesse sul fronte del gas. Per il 40%, l'Ue è dipendente dal gas russo che ne è strettamente dipendente. Ecco perché la Germania sta avviando la sua personalissima fase di addio a Putin e al gasdotto Nord Stream. In che modo? Importando idrogeno dalla Norvegia. A differenza dell'Italia che ancora cerca di capire come far fronte a future crisi di gas e rendersi indipendente, Berlino sta già costruendo il suo futuro energetico e investe sulle tecnologie più pulite puntando su Paesi politicamene più affidabili.
L'asse Oslo-Berlino
I due Paesi si sono messi d'accordo durante la visita che il ministro tedesco all'Economica, Robert Habeck, e il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, a Oslo. I due governi hanno deciso di lavorare a un progetto comune: l'idrogeno verrà prodotto nel Paese scandinavo e arriverebbe in Germania tramite navi mentre un'altra parte con un idrogenodotto che si affiancherebbe ai numerosi gasdotti che nascono nei giacimenti del mare del Nord e che in futuro potrebbero essere riconvertiti a trasportare l'idrogeno. Inizialmente sarà "blu", cioé prodotto grazie all'utilizzo del gas naturale. Successivamente diventerà "verde", sarà prodotto grazie all'utilizzo di energie rinnovabili.
I tempi di realizzazione
Quando ci sarà questa transizione? Non nel brevissimo periodo: saranno necessari almeno 6-7 anni, quando la tecnologia sarà meno costosa. Come si può intuire, la necessità di partire dal "blu" dipender da alcuni fattori. Come si legge su Repubblica, servirà tempo per sostituire il gas russo con una fonte alternativa; un altro fattore è quello di convenienza: anche il Paese con capitale Oslo sta investendo molto nell'economia verde ma i giacimenti di gas saranno attivi comunque fino al 2050, con la chiusura delle piattaforme nel Mare del Nord, poco meno di 30 anni. Ultimo ma non per importanza il fattore economico: i coti per produrre l'idrogeno verde sono ancora di tre volte superiori al blu.
Cosa cambia con la tecnologia
Pannelli solari e turbine migliori farebbero calare i costi dell'idrogeno verde: ecco perché servono investimenti pubblici per poterlo rendere più competitivo sul mercato. I governi ce la stanno mettendo tutta provando a destinare alcuni fondi, grazie all'Ue, per sviluppare questa nuova tecnologia. L'idrogeno può essere sfruttato in vari modi, dai trasporti alla produzione di energia elettrica. E poi, l'incentivo e la molla per far volare questo settore e sostenere il progetto dell'idrogenodotto, c'è un fattore puramente politico: dopo l'invasione all'Ucraina, la Germania vuole rendersi indipendente il più possibile dalle forniture russe e utilizzare la nuova e futura tecnologia dell'idrogeno potrebbe rappresentare una soluzione.
Da oggi al 2050 saranno investite cifre comprese tra 180 e 470 miliardi di
euro per produrre idrogeno, di cui fino a 18 miliardi per quello a basse emissioni di carbonio basato sui combustibili fossili (il "blu"). Una parte di queste somme saranno destinate anche ai primi siti italiani di idrogeno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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