Quando la scorsa estate la Commissione europea, con il plauso del governo tedesco, pensò di estendere l’Emission Trading Scheme per "tassare" gli inquinanti anche alle famiglie, nessuno si sarebbe aspettato che a distanza di neppure un anno gli europei si sarebbero trovati a fare i conti con un’inflazione record e l'aumento senza precedenti del prezzo dell’energia. La guerra in Ucraina ha sparigliato tutte le carte e ora rischia di mettere in discussione anche la transizione energetica. O quantomeno di far slittare gli obiettivi del Green Deal.
Possibile stop alla tassa su caldaie e carburanti
Domani il Parlamento europeo si ritrova a votare un importante pacchetto di misure, il Fit for 55, con cui l’Ue punta a ridurre le emissioni di Co2 del 55 per cento nel 2030. Ma l’esito è incerto. Sulla questione del prelievo fiscale sulle caldaie e sui carburanti come benzina e diesel, ad esempio, la previsione è quella di una bocciatura senza appello. Al massimo ci sarà una rimodulazione dello schema pensato per limitare l’utilizzo dei combustibili fossili anche tra i privati cittadini. Secondo la ricostruzione del Messaggero sarebbero in molti a pensare che la logica "chi inquina paga" non sia più applicabile in un momento in cui le famiglie europee sono schiacciate dai rincari.
Già all’epoca dell’introduzione del meccanismo Ets II, ricorda lo stesso quotidiano, ad opporsi furono diversi Stati membri. Ora il fronte dei parlamentari contrari si sarebbe allargato. La richiesta sarà quella di far slittare a dopo il 2029 l’introduzione della tassazione sugli inquinanti per le famiglie e di mettere un tetto ai prezzi dei permessi per edilizia e trasporti, i cui proventi confluiranno nel Fondo sociale per il Clima, destinato a supportare la transizione ecologica dei nuclei familiari meno abbienti. La questione della tassazione non è l’unica a dividere gli europarlamentari: a far discutere è anche l'introduzione della Carbon Tax e delle emissioni zero per le automobili nel 2035.
Il nodo dello stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035
La Lega, in polemica con il Pd, ha già chiarito che si opporrà al provvedimento se non verranno accolti i correttivi presentati sotto forma di emendamenti al pacchetto. Lo stesso potrebbero fare i conservatori e parte del Ppe. "Occorre non essere ideologici. Va bene togliere il carbone e gli inquinanti ma senza mettere a rischio migliaia di posti di lavoro ", ha detto il leader Matteo Salvini. "È la fine definitiva dell'industria italiana, mettere fuori legge le auto benzina e diesel per passare all'elettrico è un regalo alla Cina", ha ribadito ancora una volta da Palermo il segretario. Gli europarlamentari del suo partito parlano di "diktat ideologici" che "mettono a rischio imprese, lavoratori e famiglie".
Di tutt’altro avviso il Partito Democratico. "La revisione della Direttiva ETS e l'introduzione del nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere sono strumenti necessari per accelerare la decarbonizzazione del nostro sistema industriale e impedire al tempo stesso alle produzioni extra Ue non soggette a meccanismi di controllo o riduzione delle emissioni di spiazzare la concorrenza interna con costi di produzione più bassi", ha sostenuto l’eurodeputata Dem Simona Bonafé intervenendo in aula a Strasburgo. "A quanti in questo emiciclo con scuse pretestuose vogliono mettere nel cassetto il pacchetto Fit for 55, - ha aggiunto - rispondiamo che senza la transizione ecologica ed energetica non si esce dalla dipendenza dalle fonti fossili dall'estero, dall'aumento del costo delle bollette dei cittadini e delle imprese, non si garantisce un ambiente più sostenibile per le future generazioni".
Per l’ex ministro e leader di Azione, Carlo Calenda, invece, il voto a favore del "full electric" da parte del Pd avrebbe l’effetto di "distruggere la filiera auto motive/veicoli commerciali", non considerando "biocarburanti e impatto su catena di fornitura", con riferimento alla dipendenza dalla Cina, ad esempio per le batterie.
"Questa posizione – ha aggiunto Calenda su Twitter - è priva di qualsiasi razionale che non sia l'ideologia. I governatori e i sindaci del Pd non si vengano poi a lamentare delle centinaia di migliaia di posti di lavoro perduti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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