La Russia e l'Occidente sono in una fase di vera e propria guerra economica e il sistema globale inizia fare i conti con le dipendenze da Mosca per molte materie prime strategiche. In una fase di acuta volatilità dei prezzi su tutta la banda di oscillazione degli indici che misurano il valore dei panieri di materie prime di ogni tipo ci si accorge che, da un lato, colpire la Russia sull'economia passa necessariamente per un'azione decisa contro il suo indotto in questo campo e, dall'altro, si rischia uno shock economico mondiale in caso di esclusione di Mosca dai mercati.
I mercati delle materie prime stanno già interiorizzando queste incertezze e volatilità. E se il petrolio, in cui Mosca pesa per il 17% dell'output mondiale, e il gas naturale (in cui la Russia pesa per il 12,6%) hanno dinamiche ormai note, così come conosciute e temute sono quelle che riguardano il grano e altri prodotti alimentari (mercati che vedono Russia e Ucraina come primi esportatori mondiali), molto da attenzionare è il settore delle materie prime legate alla transizione.
La transizione energetica imporrà la più imponente e strutturata ristrutturazione industriale della storia e porterà in cima alla richiesta dei mercati materie prime strategiche molto importanti per i mercati, in cui in diversi casi la Russia è in testa alle catene di fornitura. L'indice dei prezzi delle materie prime Prometeia-APPIA segnala questa criticità nell'ultimo rapporto legato al cambiamento avvenuto tra gennaio e febbraio: anche in caso di immediato riassorbimento degli effetti dell'incertezza legati alla guerra tra Russia e Ucraina "il mero effetto di trascinamento dei formidabili rincari intervenuti finora in alcuni mercati comporterebbe comunque un rialzo di oltre il 27% dell’indice Prometeia-APPIA nel 2022 (ben 14 punti percentuali in più rispetto a quanto ipotizzato in febbraio), che si andrebbe a sommare al notevolissimo incremento (+70% circa) già maturato nel corso del 2021".
La metallurgia (+4,9% di costi complessivi in filiera) è non a caso, essendo uno dei settori più energivori, in testa alla classifica dei rincari misurati da Prometeia. Alluminio, palladio e nickel sono altri mercati in cui su scala mondiale si sta verificando una crescente criticità per la carenza di forniture dalla Russia che si adombra come prospettiva. Mosca fornisce il 38% del palladio al mercato mondiale, garantendo dunque continuità di un materiale chiave per le industrie dell'auto elettrica e delle tecnologie per la sostenibilità. Inoltre, copre il 6,1% della domanda di alluminio e nickel al mondo. La corsa delle materie prime inquieta i mercati di tutto il mondo. "Negli ultimi giorni, il governo cinese ha riunito i principali produttori domestici di neodimio-praseodimio (la lega fondamentale per la produzione di magneti per i motori dei veicoli elettrici) per calmierare i prezzi", fa notare Formiche. E a cascata anche altri settori possono essere interessati. Benjamin Louvet, commodities fund manager di Ofi Asset Management, ha sottolineato che in particolare anche i metalli preziosi potranno essere tra le materie prime più attenzionate dalla transizione: "a mobilità elettrica richiede metalli per i pacchi batterie", ha dichiarato l'esperto a Milano Finanza. "L'argento è uno di questi, e anche se la quantità caricata per veicolo è piccola, sta già influenzando il mercato. Con l'avanzare della tecnologia, insomma, sono necessari sempre più metalli diversi".
Ebbene, Prometeia ci ricorda che la Russia detiene il 5,4% delle riserve mondiali di argento e il 10,6% della produzione del platino, un'altra delle risorse che si trova ad essere tra le materie prime "preziose" più strategiche. A conferma del fatto che, complice la guerra russo-ucraina, la transizione energetica non sarà un pranzo di gala.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.