Washington - L’economia mondiale ha scampato il pericolo del collasso, anche se per uscire definitivamente dalla crisi ci vorrà ancora tempo. "Finita la fase dell’apocalisse, dell’incubo, non è subito Pasqua, c’è di mezzo la quaresima", afferma il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, giunto a Washington per partecipare alle riunioni del G7 e del G20. "Quanto lunga e in che termini - aggiunge il titolare di via XX Settembre - dipende da tanti fattori che ormai agiscono sul piano globale: dai governi del mondo, dai sentimenti dei popoli del mondo, dalle loro paure e dalle loro speranze. Non dipendono da un popolo, da un governo, da un collegio. Ciò che ho cercato di dire in questi mesi, usando sempre immagini sacre, non è che, finita l’apocalisse, arriva subito la ripresa".
La crisi c'è "La crisi - osserva Tremonti - c’è ancora, prende forme diverse: in alcuni giorni ha i segni aspettatamente negativi, in altri giorni cominciano segni inaspettatamente positivi". Il titolare dell'Economia individua la svolta a ottobre scorso, con il vertice di Parigi. "Quel passaggio - dice - è oggettivo, storico: segna la discesa in campo dei governi. A ottobre scorso, qui al Fondo, l’atmosfera e le informazioni erano: non sappiamo se i mercati riapriranno lunedì. Le scelte dei governi, il vertice di Parigi, il ruolo fondamentale giocato da Sarkozy e Berlusconi hanno permesso la riapertura dei mercati. E i mercati riaprono perchè sono scesi in campo i governi".
Evitata l'Apocalisse "L’apocalisse - rileva il ministro - è stata evitata dalla discesa in campo dei governi. E i governi hanno continuato a stare in campo: da soli nazionalmente, in Europa collegialmente e, alla fine, nei due G20 collettivamente". Tremonti si sofferma quindi sulle previsioni che si sono susseguite in questi mesi: "Oggi devo incontrare molte persone: il signor capitalismo, il signor mercato, il signor mercato finanziario, il signor governo e dobbiamo verificare lo stato di salute di questi signori. Lo stato di salute - prosegue il ministro - viene fuori dai numeri, come è per la febbre con il termometro, però quello che conta per noi, più dei numeri che ci diranno nei palazzi, sono le persone".
I numeri non sono il fine "I numeri sono un modo per agire ma non sono un fine. I numeri sono necessari ma soprattutto è essenziale la vita delle persone, come indica il caso dell’Abruzzo e del decreto di ieri". Ogni previsione va presa con la necessaria cautela. "Chi dà i numeri - sostiene Tremonti - o lo fa per mestiere, come il Fondo monetario internazionale, e allora è il suo dovere, o lo fa per convinzione e allora è meglio suggerirgli un lungo periodo di riposo". Tremonti è però sicuro che il peggio sia passato.
Dalle riunioni di questi giorni, conclude, "penso di avere, anche per i contatti avuti ieri come con il ministro Geithner, confermata la nostra visione di base: è finita la fase della potenziale apocalisse, l’incubo degli incubi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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