Trinità dei Monti, via al restauro dell’obelisco

L’intervento conservativo costerà in tutto 500mila euro

Dovrebbero cominciare a giorni e concludersi nel giro di cinque-sei mesi i lavori di restauro dell’obelisco Sallustiano di Trinità dei Monti, dal maggio dell’anno scorso coperto da ponteggi ed enormi cartelloni pubblicitari, considerati a seconda delle opinioni deprecabili gabbie o mali necessari e temporanei.
I risultati di uno studio durato alcuni mesi (non ancora completo) e propedeutico all’intervento fanno sperare in un restauro in tempi brevi. A promuoverlo, in accordo con la Soprintendenza comunale e con la Direzione regionale dei Beni culturali, è stata la società Agat (Grandi Affissioni Temporanee), che raccoglie le maggiori aziende che operano nel settore. Che ha provveduto anche al finanziamento (costo 500 mila euro di cui 350 mila già in cassa).
Il gruppo di esperti guidato dal professor Giuseppe Moro, già all’Icr e ora docente nei corsi per restauratori dell’Università della Tuscia, ha messo in luce tutti i pericoli che corre il monumento. Anzitutto per l’azione dell’inquinamento, piogge acide, traffico, riscaldamento, che hanno intaccato le superfici marmoree, provocando formazioni di depositi e croste nere. Effetti ai quali si aggiunge, per la posizione elevata del monumento, l’azione aggressiva di libeccio e scirocco che incanalandosi alla convergenza fra via Sistina e via Gregoriana corrodono i marmi. Ma la fragilità dell’obelisco si lega anche al modo in cui è stato collocato nel sito attuale nel Settecento. Le fonti dicono che venne rinvenuto spezzato in due parti che poi furono rimesse insieme in modo non perfettamente combaciante. Da questo deriverebbe il leggero fuori asse dell’obelisco. Inoltre essendo composto di materiali differenti, pur esposto agli stessi agenti ambientali, mostra segni di degrado diverso a seconda che si tratti del travertino e dei vari marmi della base, del granito del monolite o delle decorazioni in bronzo poste al vertice del monumento che oscillano pericolosamente. Si va da semplici polveri e muschi alla formazione di patine, macchie e grandi crepe. Per di più, rimasto a lungo a contatto col terreno, nella superficie granulosa del monolite devono essersi innescati dei processi corrosivi, favoriti dall’inquinamento dell’ambiente.
L’obelisco in granito rosso di Trinità dei Monti che in età imperiale ornava i famosi Horti di Sallustio, venne abbattuto nel 410 dopo Cristo dalle orde di Alarico. Si tratta di un manufatto egizio-romano, in quanto fu inciso anticamente a Roma copiando le iscrizioni di quello di piazza del Popolo. Fu papa Pio VI nel 1787 a farlo erigere davanti a Trinità dei Monti. Cercando di emulare Sisto V, che aveva rialzato quattro obelischi, papa Braschi oltre quello di Trinità di Monti riportò in vista anche quello del Quirinale (alto oltre 14 metri) unito alle colossali statue dei Dioscuri che tante polemiche doveva suscitare e quello alto 12 metri di piazza Montecitorio, proveniente da Eliopoli e usato come gnomone dell’orologio-calendario di Augusto.
Il monolite di Trinità dei Monti sfiora i 14 metri, ma con il basamento e la decorazione bronzea supera i 30 metri.

Se non è il più antico e prezioso dei 13 obelischi di Roma è certamente il più noto e il più fotografato dai turisti perché costituisce il fondale scenografico di tutti coloro che dalla Barcaccia puntano l’obiettivo verso l’alto. O almeno così è stato fino a quando, ma è storia recente, non è finito ingabbiato dai ponteggi dei cantieri di un restauro che sembra non aver mai fine.

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