In Turchia otto marzo tinto di sangue Torna il delitto d’onore

da Istanbul
In Turchia torna l'incubo dei delitti d'onore. E le donne del Paese della mezzaluna hanno festeggiato il loro 8 marzo con l'ennesimo, brutale atto di violenza ai loro danni. Una condizione di brutalità e sottomissione fotografata dal quotidiano Sabah che già dal titolo riassumeva la situazione: «Amiamo le nostre donne. Ma le picchiamo, le ammazziamo, non lasciamo che vadano a scuola e impediamo loro di lavorare».
Lalihan Ilhan, 17 anni, è stata uccisa a coltellate per aver rifiutato un matrimonio combinato dalla famiglia. È successo a Batman, nel sud-est del Paese, una zona a maggioranza curda e tristemente nota non per la guerriglia separatista, ma perché qui, tante volte soprattutto nell'ultimo anno e mezzo, la tragedia del delitto d'onore è andata in scena con una regolarità da lasciare allibiti. E anche Lalihan, come le sue compagne di sventura, è stata uccisa per avere avuto il coraggio di dire no alla schiavitù morale e psicologica alla quale vengono sottoposte le donne.
La condanna a morte è stata firmata quando suo fratello maggiore ha sposato una cugina. In queste zone del Paese, soprattutto tra la popolazione curda, la struttura familiare è ancora organizzata in rigidi clan. I genitori di Lalihan avevano deciso di rafforzare il legame di parentela: a lei era destinato Abdurrahman, il fratello di sua cognata, suo cugino. La ragazza si è rifiutata di accettare l'unione.
La reazione non si è fatta attendere: pochi giorni dopo, mentre tornava dalla lavanderia dove aveva ritirato la biancheria per conto della madre, Lalihan è stata affiancata dal mancato promesso sposo che non ha usato giri di parole: «Se non mi sposi, ti ammazzo». Davanti all'ennesimo rifiuto della giovane, ha tirato fuori il coltello e l'ha pugnalata in mezzo alla strada, lasciandola in una pozza di sangue. Catturato dalla polizia ha confessato e adesso verrà giudicato dal tribunale di Batman per omicidio premeditato. Lalihan, dopo l'autopsia, è stata dichiarata morta per emorragia e seppellita di gran fretta nella tomba di famiglia.
Ma la sua vicenda ha sconvolto la Turchia, proprio nel giorno in cui le donne di questo Paese ricevono fiori dai loro fidanzati e mariti e sperano in un futuro migliore. Il problema, però, è il presente, almeno secondo i dati del l Worldwacht Institute, considerato uno degli osservatori più attenti dei trend economici e sociali a livello mondiale.
Una ricerca condotta di recente e pubblicata dal quotidiano Sabah ha mostrato che nel Paese della mezzaluna almeno il 58% delle donne subisce violenze. Peggio di Etiopia, Bangladesh, India ed Egitto, dove le percentuali sono più basse. La tendenza sembra confermata da un altro studio, pubblicato dall'associazione americana Violence against women, secondo la quale fra le donne turche con meno di 19 anni almeno il 51% ammette di aver subito violenza, fisica o psichica, all'interno del nucleo familiare. Non è finita. Il Report sulla condizione economica a livello mondiale per il 2007, per quanto riguarda le pari opportunità ha piazzato la Turchia alla 111ª posizione su 117 Paesi.
Le associazioni turche hanno confermato questi dati rincarando la dose. La Kader, l'organizzazione più attiva nel Paese nel campo della difesa dei diritti delle donne, ha diffuso alcune statistiche. La rappresentanza femminile in Parlamento oggi è del 9,1%, del 4,2% in consiglio dei ministri. Non ci sono donne ai vertici delle organizzazioni sindacali e anche in altri settori scarseggiano. Non ci sono donne «vali», ossia responsabili delle province amministrative in cui è diviso il Paese. Sono donne appena il 15% dei componenti della Corte costituzionale e l'8% della Cassazione. Per quanto riguarda le organizzazioni economiche, l'unica che può andare a testa alta è la Tusiad, la Confindustria turca: il presidente, Arzuhan Yacindag Dogan, è donna e non perde occasione per chiedere più attenzione alle politiche femminili e attenzione ai diritti umani.


L'unica buona notizia, diffusa dal governo, è che dal 1990 a oggi, la percentuale di donne analfabete è passata dal 28% al 18%. Troppo poco per impedire a molte di loro di morire accarezzando il sogno di essere libere.

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