"È un'inetta, una capra". Sgarbi annienta così la Ferragni

La performance della Ferragni all'Ariston non piace al sottosegretario alla Cultura: "L'anno prossimo vorrei Morgan"

"È un'inetta, una capra". Sgarbi annienta così la Ferragni

Non si placano le polemiche sul festival di Sanremo. Nel mirino scelte che non sono piaciute a una grossa fetta dell'opinione pubblica e della politica. A bocce ferme è intervenuto anche il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che non ha digerito soprattutto la presenza di Chiara Ferragni sul palco dell'Ariston. Intervistato dalla Stampa, alla precisa domanda di dare i voti, Sgarbi ha giudicato con una piena insufficienza, voto 2, l'influencer definendola "Una inetta. Una capra, goffa. Leggeva dei foglietti in una lingua improbabile che non è l'italiano. Mai visto niente di simile. Sarebbe stata meglio Elly Schlein", ha affermato aggiungendo che nel caso della Ferragni si tratta di "analfabetismo funzionale". Ecco perché il sottosegretario è convinto che i vertici di Viale Mazzini debbano "andare a casa" perché il Festival di quest'anno "è stato un fallimento culturale totale".

Sgarbi demolisce il festival

Di questa Kermesse canora a Sgarbi non è rimasto nulla: dalla musica alle canzoni è stato giudicato "miserabile, insensato, insignificante e infantile" ed è per questa ragione che la più grande azienda culturale italiana, come l'ha definita, non potrebbe rimanere nelle mani di "Presta, Coletta, Amadeus e due capre come Fedez e Ferragni, che non sanno parlare", ha aggiunto, sottolineando che si rende necessaria "una svolta di carattere".

Sono stati numerosi i momenti contro il centrodestra: come abbiamo letto sul Giornale.it, non sono andate giù alla maggioranza soprattutto le parole di Fedez con la foto di Bignami considerato un "attacco infantile" che andava impedito dal punto di vista deontologico della Rai che non doveva consentire "che un uomo di governo" fosse "irriso da Fedez" e la lettera scritta di Zelensky che davvero nulla avevano a che fare con il Festival della canzone italiana. Non dimentichiamoci, poi, della richiesta in eurovisione della legalizzazione della cannabis chiesta da J-Ax e Dj Jad alla quale c'è stato un "no" corale da parte di esponenti del governo contro ogni tipo di droga.

"La destra dovrebbe dire 'quello che abbiamo visto non era contro di noi, era inadeguato', ha detto Sgarbi, spiegando che non sono gli ascolti a essere il vero termometro di ciò che pensa davvero la gente e il mondo politico. Si tratta di consumismo, "come se il capolavoro di un grande scrittore fosse tale solo per le copie vendute. Manca un amministratore, un presidente, un direttore di rete".

Benigni e la Costituzione

Altro momento no del Festival nel corso della prima serata quando Roberto Benigni ha parlato (ancora) della Costituzione davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Vuoi fare cinque minuti di Costituzione? Fallo davvero, con Cassese, non una caricatura", spiega Sgarbi, spiegando che non si tratta di censurare il momento ma migliorare la qualità di quello che si fa. Da qui la necessità di avere un editore che possa vigilare su questo aspetto. "Di questo Festival non ti ricordi un gesto, una strofa, una canzone, solo i vestiti" e per questo motivo servirebbe alla Rai un cambio di direzione. "Dov'è oggi un Angelo Guglielmi?".

Il suggerimento di Sgarbi per la direzione del Festival è chiara: servirebbe Morgan a far da ponte "tra musica classica e contemporanea: meglio un vero stravagante come lui che uno finto come Fedez".

Il sottosegretario vedrebbe bene alla presidenza Paolo Mieli, considerato un uomo equidistante mentre al posto di Fuortes (ad della Rai) "bisogna puntare in alto: Corrado Augias, Geminello Alvi, Roberto Andò, Emma Dante, Toni Servillo, Giorgio Montefoschi".

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