A Torino la procura guidata da Giancarlo Caselli mette in galera di devastatori della Valsusa e a Milano gli uomini di Pisapia scendono in campo per difenderli. Mirko Mazzali, presidente della commissione Sicurezza, assume la difesa di un arrestato, ma almeno è un avvocato, mentre Luciano Muhlbauer, eex consigliere regionale Prc, grida alla repressione e lancia la parola d’ordine «liberi tutti». Compreso l’ex brigatista, irriducibile della lotta armata, con alle spalle 30 anni di galera.
Con il solito strabismo, plausi alla magistratura quando colpisce gli avversari politici, grande cautela se le manette tintinnano a casa propria, si sta mettendo in movimento il «soccorso rosso» milanese, nei confronti dei «compagni» colpiti dalla «repressione» dello stato borghese. Primo tra tutti Paolo Maurizio Ferrari, 66 anni, due terzi dei quali passati a combattere lo Stato. Figlio di padre ignoto, cresciuto a Nomadelfia, nel 1968 si trasferisce a Milano per lavorare alla Pirelli ed entra in contatto con l’ala più dura del sindacalismo. Passa subito alla lotta armata e nel 1974 viene arrestato a Firenze per il sequestro del giudice genovese Mario Sossi e condannato a 21 anni. A cui se ne aggiungono altri 9 per una rivolta nel carcere dell’Asinara. Irriducibile si fa tutti i 30 anni e quando esce si infila diritto nel centro sociale «Bottiglieria». Lo scorso aprile durante lo sgombero della piscina Botta, si barrica sul tetto tentando una disperata resistenza a oltranza. È stato arrestato all’interno della «Panetteria», altro centro sociale radicale, frequentato anche dal secondo arrestato: Lorenzo Minani, 28 anni, militante del collettivo studentesco di Scienze Politiche. In manette anche Nicolò Garuffi, 34 anni, del centro sociale «Corsari», già processato per aver lanciato sassi contro la polizia durante una manifestazione, ma assolto «perché colpì nessuno». Garuffi, ironia della sorta, incontrò Caselli 3 anni fa durante un dibattito in un circolo Arci e gli regalò una maglietta. Altri due assidui della Bottiglieria sono sfuggiti all’arresto perché fuori Milano, ma non dovrebbero andare molto lontani.
I magistrati hanno poi imposto l’obbligo di dimora a Stefano Latino, 19 anni, figlio di Claudio, già condannato come fondatore delle nuove Br, Mirko Lavezzoli, 26 anni, militante della Bottiglieria, che per opporsi allo sgombero di via Savona, rimase tre giorni sul tetto della casa occupata, Clara Sistili, 21 anni, frequentatrice della case occupate di via Borsi dove ieri sono state effettuate alcune perquisizioni.
In molti hanno subito espressa solidarietà agli arrestati, chiedendone a gran voce l’immediata scarcerazione.
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