Usa, accordo sul nucleare nessuno avrà l'atomica, neanche in Medio Oriente

È la prima volta in 10 anni che si raggiunge un’intesa nel campo della non proliferazione nucleare. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: "Successo raggiunto grazie a un grande spirito di compromesso e di cooperazione". Sì anche di Iran e Siria

Usa, accordo sul nucleare 
nessuno avrà l'atomica, 
neanche in Medio Oriente

New York - La Conferenza di Revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp) ha concluso oggi i suoi lavori a New York raggiungendo un consenso sull’idea di un Medio Oriente senza armi atomiche. È la prima volta in 10 anni che si raggiunge un’intesa nel campo della non proliferazione nucleare e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha parlato di un "successo" raggiunto grazie "a un grande spirito di compromesso e di cooperazione" di cui hanno dato prova i 189 paesi intervenuti alla conferenza. Nonostante tutti i partecipanti abbiano approvato il documento finale nel quale viene delineato un piano di azione contro il riarmo atomico, Stati Uniti e Paesi arabi rimangono divisi sui passi chiesti ad Israele, che tutti considerano una potenza nucleare, ma che non ha mai aderito al Tnp e che non ha mai ammesso di possedere ’la bombà.

Medio Oriente E continua a preoccupare il caso dell’Iran, che fa parte del Tnp e che, secondo i paesi occidentali, con il suo controverso programma nucleare punta decisamente all’arma atomica. Il documento finale di 28 pagine, approvato all’unanimità, auspica che Israele aderisca al Trattato mettendo le sue testate sotto il controllo dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Pur non essendosi opposti al documenti, gli Stati Uniti hanno tuttavia voluto sottolineare il loro "rammarico" per la menzione di Israele, una citazione esplicita che "mette a rischio" il successo della conferenza internazionale da convocare entro il 2012 per discutere di un Medio Oriente totalmente denuclearizzato senza eccezioni per nessuno.

Sì di Iran e Siria Nonostante i timori dell’ultimo minuto, due paesi restii come la Siria e l’Iran, che avevano espresso riserve sulla dichiarazione finale, non hanno bloccato il documento. Malgrado le diverse posizioni, si è quindi evitato il ripetersi del fallimento di cinque anni fa, quando non c’era stato alcun accordo alla Conferenza di revisione. Gli Stati Uniti hanno duramente criticato l’Iran, accusato di non volere rispettare il Trattato. La delegata degli Usa, Ellen Tauscher, ha sottolineato il fatto che la Repubblica islamica "rimane l’unico Paese ad aver apertamente violato il Trattato" e "non fa nulla per rassicurare la comunità internazionale sulle sue reali intenzioni". Da Washington, un’esponente dell’amministrazione le ha fatto eco affermando che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu deve continuare a lavorare su nuove sanzioni contro l’Iran definendo ancora una volta "inaccettabile" la soluzione di compromesso proposta da Brasile e Turchia per uno scambio di uranio a basso arricchimento con combustibile nucleare da effettuarsi in territorio turco. Ali Asghar Soltanieh, capo negoziatore dell’Iran, ha attaccato a sua volta gli Stati Uniti, accusandoli di «continuare ad investire nel loro sistema atomico".

Per Teheran la dichiarazione finale "non punta all’abolizione dell’arma nucleare, e non interviene sulla posizione delle potenze atomiche", cioè Usa, Gb, Francia, Russia e Cina, Paesi ai quali il Trattato permette di mantenere gli arsenali che si sono comunque impegnati a ridurre i loro arsenali.

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