Il mercato del credito globale dell'arte nel 2017 ha sviluppato un giro d'affari compreso tra i 17 e i 20 miliardi di dollari, segnando una crescita annua superiore al 13 per cento. Si tratta di un comparto finanziario circoscritto quasi esclusivamente agli Stati Uniti in quanto il 90% di questo tipo di mutui viene sottoscritto proprio negli Usa. Lo sviluppo di questo settore è determinato da un quadro giuridico tanto rigoroso quanto favorevole al mutuatario, regolato dallo «Uniform Commercial Code», una legge che consente a chi richiede il prestito, di mantenere comunque il possesso dell'opera d'arte. L'Europa, invece, sconta il ritardo nella stesura di una cornice legislativa comunitaria che consenta di superare le barriere che ancora esistono in questi Stati. Occorre ricordare, tuttavia, come quasi tutte le private bank operanti in Italia offrano questo tipo di finanziamento all'interno del loro bouquet di soluzioni per la gestione patrimoniale, soprattutto in un'ottica di diversificazione del portafoglio. Il fatto che ormai l'«art advisory» sia parte integrante del private banking ne è una diretta conseguenza.
L'indagine «Art & Finance» di Deloitte ha messo in evidenza come l'88% dei wealth manager consideri l'arte come parte integrante del proprio portafoglio di soluzioni. Una ricerca presentata durante il Tefaf, la fiera d'arte di Maastricht, ha evidenziato come il potenziamento dell'«acquisition finance» delle opere sia decisivo per aumentare la liquidità del mercato.ADA
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