Vandali e cattivi maestri

Triste primato, per Milano, quello d’essere in testa alla classifica delle grandi città tormentate dal vandalismo, stoltamente distruttore per definizione.
Prima per numero di episodi, con due milioni di euro di spese annue per rimediare ai danni.
La devastazione dell’auditorium di Niguarda è soltanto l’ultimo di una lunga serie di atti insensati, nei quali si esercita la violenza gratuita che affascina sociologi e psicologi. E tormenta noi, come contribuenti e come cittadini utenti che sempre più spesso constatiamo, nei servizi e nelle cose comuni, il nichilismo quotidiano di persone senza volto, nichilismo spicciolo però che costa alla collettività miliardi, se è ancora lecito ragionare in lire.
Ragionare, una parola. I citati sociologi si esercitano sul «disagio giovanile» e altri malesseri propri della misantropia metropolitana, i cittadini non abituati a sgusciare fra le parole che spiegano tutto e nulla ritengono che questo rompere, scempiare, guastare, sporcare siano dovuti all’eclissi del vecchio, caro senso civico, quello che una volta genitori e maestri ci facevano ingollare col pane, quando c’era, della prima colazione.


Il vicesindaco Riccardo De Corato propone che per contrastare, in una prospettiva di medio termine, come dicono gli esperti, il vandalismo bisogna ripristinare l’insegnamento dell’educazione civica, per smentire il pregiudizio secondo il quale ciò che non si paga non ha valore e l’illusione che considera di nessuno ciò che è di tutti.
De Corato dice bene, richiama la centralità (...)

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