Chi sono e cosa fanno le Guardie svizzere del Papa, che giurano oggi

La cerimonia nel cortile di San Damaso. Quali sono storia e funzioni dell'esercito più piccolo ma più famoso del mondo, dal '500 al servizio del Papa?

Chi sono e cosa fanno le Guardie svizzere del Papa, che giurano oggi
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"Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Pontefice regnante e i suoi legittimi successori, di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, se necessario, anche la mia vita in loro difesa". Così giureranno la loro fedeltà al Papa le nuove guardie svizzere pontificie, uno dei corpi militari più conosciuti ed affascinanti del mondo. Inconfondibili nella loro uniforme blu, gialla e rossa e con l'elmo cinquecentesco e l'alabarda. Anche quest'anno, come da tradizione, il 6 maggio è il giorno del giuramento, in uniforme di gran gala, delle nuove reclute. Un giorno non casuale: il 6 maggio del 1527, infatti, avvenne il massacro di 147 alabardieri svizzeri che si sacrificarono per salvare papa Clemente VII dai lanzichenecchi durante il sacco di Roma.

Le nuove reclute

Quest'anno saranno 34 i cittadini svizzeri a pronunciare il solenne giuramento alle ore 17.00 nel cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico davanti al cappellano, padre Kolumban Reichlin, che leggerà la formula. In base al cantone di provenienza, le nuove reclute si esprimeranno in tedesco, in francese, in italiano o in romancio, lingua romanza riconosciuta come una delle quattro lingue nazionali della Svizzera. Tra i cantoni svizzeri, quest'anno la farà da padrone quello di Friburgo con 17 nuove guardie svizzere, seguito dal Vallese con 16 reclute. Nelle ore precedenti alla cerimonia ci saranno i vespri nella chiesa di Santa Maria nel Campo Santo Teutonico dove sorge la cappella della guardia svizzera pontificia concessa nel 1520 e nella mattina stessa la messa a San Pietro celebrata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.

La storia

La fondazione del corpo si deve a papa Giulio II nel 1506. Giuliano della Rovere chiese agli stati Confederatis Superioris Allemanniae di dare il via libera al reclutamento di giovani svizzeri per la costituzione di una guardia del corpo pontificia. Il primo corpo era formato da 150 svizzeri e venne accolto dal papa in piazza del Popolo con una benedizione. Nell'immaginario collettivo colpisce l'uniforme della guardia svizzera del papa coi suoi colori sgargianti. C'è chi ne attribuisce l'origine addirittura a Michelangelo Buonarroti, chi a Raffaello Sanzio. Quello che è sicuro è che Raffaello ritrasse cinque guardie svizzere nell'affresco "Messa di Bolsena" ed è a lui che si attribuisce l'invenzione della manica a sbuffo adottata nel 1548. Nel corso dei secoli, l'uniforme aveva subito un periodo di decadenza che ebbe termine durante il pontificato di Benedetto XV nel 1915 con l'approvazione di un modello il più fedele possibile alla tradizione cinquecentesca.

Al servizio del Papa

Le nuove reclute giureranno di servire lealmente il Papa e il collegio cardinalizio durante la sede vacante. Oggi il compito delle guardie svizzere è quello di controllare gli accessi al Vaticano e al Palazzo Apostolico, di garantire l'ordine e la rappresentanza durante le cerimonie papali e i ricevimenti di Stato. Paolo VI, che sciolse la guardia palatina d'onore, mantenne invece la guardia svizzera pontificia specificando come dovesse continuare "ad assicurare il servizio d'ordine e di vigilanza" ma "sempre più sinceramente ispirata ad una linea di schietta semplicità evangelica". Prima di lui, nel 1555, sembra che l'austerissimo Marcello II volesse dismettere la guardia svizzera dicendo "meglio che il pontefice sia ammazzato dagli empi, se il caso avvenga, che non sia conveniente di dar l'esempio di una paura disonorante o d'una maestà poco necessaria". Il corpo era stato ricostituito da poco da Paolo III dopo lo scioglimento forzato sotto Clemente VII che, a causa del sacco di Roma, era stato costretto a sostituirlo con una compagnia di lanzichenecchi. Gli altri momenti difficili della guardia svizzera si ebbero sotto Napoleone e con la breccia di Porta Pia nel 1870, sfrattate anch'esse dal Quirinale insieme a Pio IX.

Gli anni passano ma resta il fascino dell'esercito più piccolo del mondo che ogni giorno attira la curiosità di migliaia di turisti tra Porta Sant'Anna e l'Arco delle Campane, mantenendo il motto che lo caratterizza: Acriter et fideliter, ovvero con coraggio e fedeltà al servizio e a difesa del Papa.

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