Veltroni, la legalità come via al potere

Se Giuliano Amato dice che c'è «una campagna di odio immotivato» contro la polizia, il sarkozismo s'è impossessato del ministro dell'Interno. Il fronte legalitario del centrosinistra ha già il suo leader: Walter Veltroni. E saranno nuovi guai per Prodi. Infatti, chi lo conosce bene sa che Veltroni non andrà come volontario in Africa alla fine del suo mandato da sindaco perché vuole fare il presidente del Consiglio, se possibile prima del 2011. Da quando il primo «ex comunista da sempre» è arrivato in Campidoglio, ha utilizzato Roma come un gigantesco palcoscenico per la rappresentazione della sua leadership scintillante, canzoniera e molto friendly. Walter, oltre a possedere un'idea della politica tanto definita da farsi lezione illustrata a teatro, coltiva una precisa idea del potere che però per essere praticata richiede l'ingresso manu populari a Palazzo Chigi. Dunque, il suo ufficio stampa può dettare tutte le glosse che desidera e fingere che Veltroni e Prodi facciano ancora bacin bacetto come dieci anni fa, ma chi lo conosce bene sa che dal momento in cui Veltroni è andato al congresso dei Ds per spiegare a chi non c'era all'Auditorium la sua idea della sinistra, dell'Italia e del destino dell'uomo, da quel momento non ha perso occasione per comunicare che se Prodi è un leader lesso, se Pierluigi «quelle robe là» Bersani è troppo romagnolo e Anna «veeero» Finocchiaro è troppo siciliana, se D'Alema spaventa i bambini e Franceschini lasciamo perdere, lui è fresco, popolare, plebiscitario, e va da sé che sarebbe uno splendido candidato alla guida dei democratici e uno splendente candidato premier. Veltroni si muove. Prima spedisce una lettera a nove ministri che illustra un progetto di governo alternativo a quello di Prodi. Poi firma con Amato un «patto per la sicurezza», la sola boccata d'ossigeno per il governo in un clima politico inquinatissimo. Contemporaneamente, loda Sarkozy come esempio di «perfetto bipolarismo» perché s'è messo un socialista nell'esecutivo. Chi lo conosce bene sa che, buttati i santini della Royal, Veltroni aspira a fare il Sarkò di sinistra. Vocine di palazzo di ieri raccontano di una confessione: anche lui, se fosse capo del governo, si metterebbe in squadra qualche ministro di centrodestra. In questa vocazione sta l'abissale differenza tra veltronismo e prodismo. Se il prodismo è un modello conflittuale, il veltronismo è un modello ecumenico. Prodi vive politicamente di rendita sull'antiberlusconismo, trae forza dal conflitto continuo con l'opposizione, è davvero convinto di essere il Bene e gli altri il Male, è l'aut-aut. Veltroni è il contrario. È l'et-et. Ha l'accento romano ma non si sente. È juventino ma è romanista. È un relativista che pesca idee ovunque gli servono, assopisce i conflitti, addolcisce l'opposizione e la sfianca, farebbe coalizioni da 90%. Il suo charme è così incontestato dai giornalisti che, se uno scrittore con simpatie di destra come Federico Moccia dice che Veltroni ha charme, qualche gonzo abbocca e iscrive il «traditore» Moccia al Partito democratico. Se il prodismo è una leadership «di distanza», il veltronismo è una leadership «di prossimità». Prodi è un vecchio tecnocrate convinto di sapere già tutto che mal tollera le folle, la concertazione e, ultimamente, anche il Parlamento che gli ritarda i disegni di legge. La sua idea di Partito democratico: ho fatto le primarie, le ho vinte e adesso state zitti perché devo pedalare. Se il pubblico impiego sciopera, lui sta con Padoa-Schioppa. Veltroni è il contrario. È un populista furbo che ricarica le batterie nel contatto con la «ggente», quando c'è un problema apre tavoli, sigla patti, intese, protocolli, accordi. La sua idea di Partito democratico è questa: un forum permanente, un casino istituzionalizzato dove il leader è quello che sbroglia la matassa e dà l'illusione della politica partecipativa. Se il pubblico impiego sciopera, lui convince Padoa-Schioppa a scioperare col pubblico impiego.

Prodi ha il suo punto di forza nelle banche, Veltroni nelle relazioni con l'associazionismo diffuso. Prodi meno parla meglio è, Veltroni è un retore corazzato. Veltroni pensa al governo e organizza la Notte bianca. Prodi pensa a Walter e passa la notte in bianco.
Angelo Mellone

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