Viva il «Made in Italy» ma soprattutto il «Remade in Italy». In un'Italia, infatti, sempre più alle prese con problemi d'inquinamento e spazzatura la parola d'ordine sembra essere «riciclaggio». Spazio allora, nel settore della produzione, a prodotti che utilizzino ogni tipo di materiale di riciclo: abiti realizzati con lana e cotone di scarto, calzature modellate in sughero di recupero, lampade assemblate con avanzi di componenti elettroniche, tappeti intessuti con buste di plastica della spesa, gioielli in vetro derivato da rifiuti, pavimentazioni in gomma proveniente da pneumatici. Questo ed altro sarà possibile vedere a «Remade in Italy 2008» (Torre Branca, viale Alemagna, fino al 20 aprile), la manifestazione, collaterale al Salone del Mobile, che mette in mostra oggetti improntati all«ecodesign». L'idea è quella di usare materiali riciclati per creare, grazie a grandi designer, nuovi prodotti «ecologici» e di qualità.
Levento, ideato dall'architetto Marco Capellini, ha l'obiettivo di supportare aziende e progettisti nello sviluppo di articoli a ridotto impatto ambientale, riutilizzando materie di scarto e promuovendone la commercializzazione. Una politica che tanto a livello regionale quanto nazionale è affiancata già da qualche tempo da un'azione legislativa che prevede, per tutte le pubbliche amministrazioni come per le società a capitale pubblico, l'impiego di una percentuale di prodotti realizzati con sostanze riciclate post-consumo o ricavati dai circuiti della raccolta differenziata. «Remade in Italy», che dalla prima edizione del 2005 ha quintuplicato la presenza di aziende partecipanti, ha ormai superato i confini nazionali per esportare anche ad altri Paesi il proprio modello in favore di uno sviluppo ecosostenibile.
Superata l'usuale diffidenza per la quale gli oggetti fatti con carta, plastica, alluminio o legno di riciclo siano brutti e di seconda scelta, si potranno ammirare senza riserve le opere di design, pezzi unici d'arredamento, in esposizione alla Torre Branca: piastrelle composte da rottami di vetro e terre di bonifica, mobili in legno truciolare di recupero, sedie, armadi e tavoli in alluminio, legno, vetro o cartone derivanti dalla raccolta differenziata, scaffalature costruite da scocche di computer sovrapposti, borselli formati da confezioni di medicinali, gioielli composti da rifiuti di strutture elettroniche computeristiche, lampade create con nastri magnetici di audiocassette e filtri di autocarri oppure con hard disk e mouse, ecc. Questa dell«ecodesign» si presenta dunque come la nuova sfida «ecologica» del terzo millennio.
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