Vicenza, furti al negozio Commessa espone il cartello: "Vietato ingresso agli zingari"

La commessa del negozio, una ragazza marocchina, esasperata per i troppi furti subìti espone il cartello, ora rimosso. Ma precisa: "Non è per razzismo"

Vicenza, furti al negozio Commessa espone il cartello: "Vietato ingresso agli zingari"

"Siamo spiacenti, ma per maleducazione e non rispetto delle regole, e numerosi furti, vietato entrare ai zingari". Questa la scritta riportata su un cartello affisso su una vetrina di un negozio in centro a Vicenza. Un messaggio che non lascia dubbi, anche se specifica: "Non per razzismo", quello che da ieri sta facendo discutere tutta Vicenza.

Il cartello è stato scritto dalla commessa di un bazar di Contrà XX settembre, la quale, stufa dei continui furti commessi dagli zingari, per di più in tempo di crisi, ha deciso di vietare loro l'ingresso nel negozietto in cui lavora.

La ragazza, Fatima Mechal, 20 anni, di origini marocchine ma residente in Italia da 12 anni, non ha problemi ad ammettere di aver scritto e appeso il cartello, anche se il titolare del negozio l'aveva più volte sollecitata a rimuoverlo, per non finire nei guai. Guai che sono arrivati, inevitabilmente, con le polemiche di molti cittadini. Anche l'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) è intervenuto, accusando il bazar e la ragazza di razzismo, dato che un comportamento del genere è vietato dalla normativa antidiscriminatoria europea, in vigore in Italia dal 2003, in quanto rappresenta una discriminazione diretta.

La commessa ha spiegato che gli zingari entrano nel negozio quasi quotidianamente, anche in gruppi di 10 persone e insieme a bambini, toccano tutto e mettono in disordine senza rispetto per chi lavora e per gli altri clienti. A volte rubano gli oggetti dagli scaffali, il più delle volte bigiotteria, e quando la ragazza se ne accorge, dice "È troppo tardi".

In un'intervista al Giornale di Vicenza, la giovane marocchina ha dichiarato: "Sono sola, non posso inseguirli. A fine marzo chiuderemo l'attività, non ce la facciamo. Adesso svendo tutto e per certi prodotti incasso meno di quanto ho speso per comprarli, non posso anche accettare che me li rubino".

La ragazza è dovuta ricorrere al cartello per esasperazione, e ha detto: "So che questo è un luogo aperto al pubblico e so cosa può pensare la gente. Non sono razzista, l’ho anche scritto, ma le regole devono valere per tutti".

Nel frattempo il cartello è stato rimosso dalla vetrina del negozio, e la commessa ha fatto sapere che i furti sono ricominciati.

"Stavo per essere derubata anche oggi: una bambina, avrà avuto tre anni, entrata in negozio con una famiglia di nomadi, si è infilata nel giubbetto alcuni anellini - racconta la giovane- L'ho scoperta e le ho svuotato le tasche. Lei può testimoniare".

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