Per uninevitabile legge del contrappasso, Vincenzo Visco accusa ora Roberto Speciale. Nel luglio del 2006 l'allora comandante generale della Guardia di Finanza avrebbe rivelato al vice ministro l'esistenza di indagini su fondi elettorali ai ds in Puglia. Insomma una vera e propria fuga di notizie quella indicata da Visco ai Pm della Procura a Roma che hanno aperto un fascicolo per accertare la verità su quanto sostenuto da mister Fisco quando venne interrogato a fine giugno per la vicenda dei trasferimenti delle Fiamme Gialle di Milano.
Sarà il Pm Roberto Cucchiari a far luce su questa ipotetica violazione del segreto investigativo. Ma è una storia che non sembra stare in piedi. Innanzitutto perché in Puglia non ci sono indagini sui fondi dei Ds. Lo ha verificato direttamente l'Ansa che ha mandato in rete la notizia. E quindi se non ci sono indagini sui ds non si capisce quale segreto Speciale abbia mai potuto confidare a Visco su inchieste inesistenti. La questione, insomma, sarebbe chiusa in partenza.
Qualcuno potrebbe allora insinuare che Speciale ha millantato addirittura inventando segreti pur di accreditarsi con Visco. Ma la tesi risulta quantomeno azzardata per il comandante generale di un Corpo.
Si tratta di considerazioni che partono dall'ipotesi che Visco dica il vero. Potrebbe però aver mentito o ricordare male. A sostegno di questa seconda ricostruzione e in attesa che sia la procura a far luce, intervengono infatti alcune circostanze. Oltre alla smentita sulla presenza di indagini in Puglia che riguardino le casse dei ds. La prima: a fine giugno Visco è stato sentito come indagato per minacce e abuso d'ufficio. Non era quindi obbligato a dire la verità.
Le indagini svolte hanno infatti accertato che alcune delle cose da lui sostenute sono false. Come la storia che i trasferimenti erano necessari perché in Lombardia non si perseguiva abbastanza l'evasione fiscale. C'è poi da capire come mai Visco non abbia denunciato subito la presunta rivelazione. Per un anno intero. Ha di fronte un comandante generale che gli spiffera notizie coperte da segreto e non solo non denuncia la cosa all'autorità giudiziaria. Non solo non chiede a Tps la revoca dell'incarico. Ma tace per settimane, mesi, non curante della rilevanza penale della vicenda. Fino a quando cambia atteggiamento. All'improvviso. Indica quindi l'episodio sul suo accusatore, proprio su chi ha svelato l'oscura storia delle richieste di azzeramento della Gdf di Milano, quando viene interrogato, da indagato, un anno dopo. E su chi con le sue parole ha determinato uno scontro politico senza precedenti e un'inchiesta sulla quale pende ora una richiesta d'archiviazione della procura.
Ma ci sono altri due elementi che giocheranno qualche ruolo sul destino di questo accertamento. Innanzitutto Speciale, che ha già smentito le parole di Visco, è pronto a indicare decine di testimoni che possono sostenere l'esatto contrario.
Ovvero che era Visco a chiedere notizie su personaggi coinvolti in indagini in corso. Quando venne arrestato Vittorio Emanuele di Savoia, il vice ministro in tardissima serata chiese a Speciale notizie sul direttore dei Monopoli di Stato, indagato nel procedimento. Tanto che il comandante generale interruppe una cena al Circolo Villa Spada a Roma per capire cosa stesse accadendo, confrontandosi con diversi generali di Corpo d'Armata. «Lo sviluppo dei tabulati dei cellulari - si commenta negli ambienti vicini all'ex comandante - fornirà i dovuti riscontri». Non si hanno invece indicazioni sui testi che potrebbero suffragare le accuse di Visco. Ma forse è solo una questione di tempo e soprattutto di memoria.
L'altro aspetto ancor più rilevante è che rimane improbabile che Speciale potesse sapere alcunché su quella indagine per il semplice fatto che il comandante generale non segue e non deve essere informato delle inchieste in corso.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it
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