Viva la Lori

No non sono moralista e molti di voi tantomeno, figurarsi. Ma il tempo passa e abbiamo, come dire, dei ritardi culturali: intesi come crescenti difficoltà a dare un nome a cose e persone. Per esempio: a molti di noi, per stile, piace che certe showgirls siano state capaci di accomiatarsi. Ci piace che Tinì Cansino, icona di «Drive in», dopo il fallimento del fondamentale «Arrapaho» si sia data alla macchia; che Nadia Cassini, che sconvolse la Rai con un perizoma, dopo il fallimento del fondamentale «Io zombo, tu zombi, egli zomba» sia sparita anche lei; che Sidney Rome sia scappata all’estero; che Angela Cavagna faccia la cuoca nel ristorante del marito. Hanno avuto stile.

Ci sfuggono, per contro, coloro che per rimanere in auge disvelano amarcord erotici: tipo Lori Del Santo, già protagonista del fondamentale «Viva la foca» e dell’Isola dei famosi.

Ieri, su Novella 2000, ha detto ogni cosa: descrizioni di industriali e politici nudi, potenze e impotenze, l’amplesso con questo e la vendetta con quest’altro, l’anello che accettò da un emiro in cambio di una notte di sesso, lei che adesso ha un fidanzato giovane perché è giovane, più un fidanzato vecchio perché è ricco. E io, noi, il nostro ritardo culturale, pur senza essere moralisti, fatichiamo e siamo disorientati. Per esempio: che nome dovremmo dare, nel 2008, a una come Lori Del Santo? Donna libera?

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