Pensate ad un numero da 2 a 11, moltiplicatelo per 9, sommate le due cifre che otterrete e leggete questo articolo. Alla fine indovineremo il risultato. Intanto godiamoci la magia che, in Italia, coinvolge 700mila appassionati e va ben oltre la gioia di vedere l'ennesima donna segata in due o l'eterna sorpresa di un coniglio che spunta dal cilindro.
Fra chi strizza l'occhio all'immaginario di Tolkien e a quel doppiogiochista di Saruman; fra chi si schiera, invece, con Gandalf o Merlino - quello bizzarro ed in bermuda di Walt Disney gli epigoni di Harry Potter si mischiano ai tanti babbani del terzo millennio.
Ci sono i maghi nel tempo libero; quelli che imparano sul web a far sparire le palline di gommapiuma, ma non comprenderanno mai il valore di un Sim Sala Bim o di un Abracadabra, scanditi al momento giusto. Poi ci sono i maghi professionisti, che la moneta non la fanno sparire, ma la guadagnano con un'arte sempre in evoluzione.
Illusionisti, trasformisti, mentalisti, prestidigitatori, maghi comici e da scena, la micromagia dei close up se siete stati gabbati almeno una volta al gioco delle tre carte, sapete di che si tratta -: ad ognuno il suo incantesimo. Se l'organismo che regola le sorti mondiali della magia è la Fism Federation Internationale des Societes Magiques - con oltre 50mila maghi affiliati in 43 paesi del mondo, la Hogwarts d'Italia è rappresentata dal Cmi, Club magico italiano, che ha radici e delegazioni in tutte le Regioni e che, insieme ad altri 65 gruppi magici, compone una famiglia di 5-6mila professionisti. In tv ne approdano molti meno. C'era una volta, e c'è ancora, il grande Aldo Savoldello, in arte Silvan, stabile inquilino della hall of fame della Society of American Magician di cui fanno parte solo i migliori 200 al mondo. Oggi ci sono il mago Forest e Raul Cremona, che si sono conquistati una seconda giovinezza grazie ad ironia, bravura e al prime time della domenica.
In mezzo l'Italia ha però avuto molti big: dal mentalismo di Tony Binarelli, alla magia «classica» di Alexander, si passa per Antonio Casanova che ha saputo dosare il prestigio del Merlin award con l'autoironia dei servizi di Striscia la Notizia. Ed ancora Arturo Brachetti che, sulla scia del grande Leopoldo Fregoli, con il suo trasformismo d'artista è diventato famoso prima all'estero, poi In Italia rispolverando l'antica arte della chapellerie. E la ricetta funziona sempre e incanta un pubblico trasversale, fatto di adulti e bambini.
I MAGHI IN TV
Il connubio fra tv e magia è stato forte fra gli anni Ottanta e l'inizio del millennio. Da ospite d'onore accanto a grandi conduttori come Corrado e Gerry Scotti, il mago è divenuto protagonista di grandi show monografici tutti trucchi e prestidigitazione come Master of Magic, ideato dal torinese Walter Rolfo, prima come format, oggi anche come impresa che divulga e tutela l'arte magica nel Belpaese. Ora quella liason col piccolo schermo si è un poco affievolita in Italia: i maghi in tv si contano sulla punta delle dita di una mano (senza trucchi), mentre paradossalmente tutorial e workshop impazzano sul web dove si è trasferito un popolo vario di aspiranti maghetti. In particolar modo in questo periodo di lockdown, Internet è stato il nuovo palcoscenico dei prestigiatori, che hanno proposto i loro numeri in brevi pillole di show sui social cercando di mantenere il legame con il pubblico.
Ma lavorare da mago vuol dire anche avere a che fare con psicologia, religione e politica. Paese che vai, pubblico che trovi: se, per esempio, in Italia «certi numeri al limite del paranormale vanno dosati con sapienza per non urtare un radicato senso della religione e delle tradizione» spiega il mentalista emiliano Francesco Busani, anche le aspettative dell'audience sono diverse: «In Italia siamo ossessionati dalla fregatura, vogliamo capire il trucco, altrove, invece, si gode dell'illusione e dell'atmosfera dell0 show senza farsi troppe domande» spiega Walter Rolfo imprenditore, presidente di Master of Magic.
CERVELLI IN FUGA
Anche nella magia si contano i cervelli in fuga: un nome su tutti, Andrew Basso, l'Houdini della Valsugana che dagli Stati Uniti, star di The Illusionist, non scorda i sapori e i colori dell'Italia, anche quando si libera dalle catene a testa in giù nell'acqua o da una camicia di forza sigillata intorno al corpo. Ha cominciato da bambino quando ha visto la mamma restare incantata da un illusionista: «Ho deciso che avrei voluto sempre vederla così felice e sorridente e ho cominciato a studiare». Per Busani, invece, molti ragazzi cominciano per vincere la timidezza e sentirsi importanti, depositari di un segreto e in questo senso la «magia può anche essere terapeutica» o funzionare da cupido per incantare l'anima gemella come è accaduto al duo dei Disguido che da tre lustri ha trovato elisir d'amore e professione.
Illusionismo ed escapologia: è bello credere che l'illusionista britannico Jasper Maskelyne, nel 1942, abbia contribuito alla vittoria ad El Alamein, oscurando il porto di Alessandria e poi ricreando in cartapesta un esercito con tanto di carri armati che sono serviti come diversivo.
Mentre la «volpe del deserto» Erwin Rommel li bombardava, credendoli veri, le truppe di Winston Churchill si organizzavano per l'attacco finale. Finzione o realtà? Gli archivi segreti saranno aperti nel 2046, ma perché non credere che anche la guerra possa aver lasciato posto anche ad un pizzico di magia oltre all'orrore delle armi? In fondo già Ulisse quanto è bello credere ad Omero - con quel «regalino» del cavallo di legno aveva fatto un magheggio d'altri tempi a favore degli Achei, bloccati da un impasse ormai decennale fuori dalle mura di Troia.
Oggi il mondo è pieno di illusioni che si sgretolano all'alba, ma quella notturna di David Copperfield l'abbiamo tutti riguardata più volte in tv per carpirne il trucco: nel 1983 il bel mago, coniugato con Claudia Schiffer, fece scomparire sotto il naso degli astanti, radunati fra Manhattan e Staten Island, la Statua della Libertà. Un telo nero, un elicottero che disegnava scie luminose per sottolineare il prodigio et voilà: chi vuol essere lieto e credente, sia.
Blasfemo? Irriverente con un simbolo così fondante dell'identità americana? Copperfield spiegò il suo numero dicendo che voleva, al contrario, ribadire quanto la nostra libertà sia caduca se non la difendiamo. In queste sue parole, così lontane dagli anni bui del terrorismo di la da venire, il grande illusionista fu davvero mago e profeta. Dieci anni fa volò molto alto il britannico Dynamo che si mise in testa di bissare il successo di Gesù che cammina sulle acque, zampettando nel Tamigi. I social erano già arrivati: il suo numero è perfetto, ma il work in progress che si trova on line con il gommone della polizia che si infrange sulle pedane trasparenti che gli erano valse il «miracolo» - fa capire come magia ed illusione siano questione di punti di vista.
ANCOR POCHE DONNE
Un dato però è oggettivo: in Italia la magia manca di quote rosa. Eppure nell'antichità l'incantesimo era donna: pizie, erinni, streghe. «Tutte bruciate, o relegate al ruolo di vallette che un tempo era affidato agli schiavi» ironizza la campionessa italiana Gaia Elisa Rossi che prova con talento e gioventù ad invertire la rotta. Il primo, più urgente, incantesimo, però, è quello di ripartire dopo il covid.
Dal 22 al 25 ottobre Torino ci riprova con la world convention di Master of Magic.Intanto siete arrivati alla fine dell'articolo e il numero che avete pensato è nove. Poi ci sarebbero gli elefanti neri in Danimarca, ma questa è un'altra magia.
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