Alla fine della Seconda guerra mondiale oltre 300mila italiani abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia scappano dalle loro terre per sfuggire alla violenza dei partigiani del maresciallo Tito
Alla fine della Seconda guerra mondiale oltre 300mila italiani abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia scappano dalle loro terre per fuggire alla violenza dei partigiani del maresciallo Tito. "Sono arrivati gli slavi, hanno incominciato a uccidere. Lì era diventato pericoloso. Non abbiamo potuto fare altro che venire via".
Entro la fine dell'anno, gli italiani trucidati dai comunisti titini avranno una degna sepoltura
Nel porto vecchio di Trieste c’è un magazzino “speciale”. Le mura sono logorate da salsedine ed umidità ma, sulla facciata, si legge ancora il numero “18”. Divenuto famoso grazie allo spettacolo di Simone Cristicchi, questo luogo metastorico custodisce le masserizie dei nostri connazionali costretti a scappare alla fine della seconda guerra mondiale da Istria, Fiume e Dalmazia per sfuggire alla pulizia etnica e per non rinnegare la propria italianità
Nuovo sfregio alla memoria della popolazione italiana d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia: nell’hinterland milanese viene sfregiata la targa del “Giardino dedicato alle Vittime delle Foibe”
Associazioni dei profughi indignate, ora pensano di rivolgersi alla Corte europea per i diritti umani
Uto Ughi nel Giorno del ricordo: "Dagli istriani esempio di dignità e capacità di perdono"
Silvio Mazzaroli, ex sindaco del Libero comune di Pola in esilio e già direttore de L'Arena di Pola, scrive a Romano Cramer, l'esule "ribelle" che ha esposto lo striscione della discordia
L’ennesima ferita aperta nella memoria delle famiglie delle vittime arriva da un sindaco incapace di liberarsi da riti e luoghi comuni della sinistra in cui ha militato e milita tuttora