
nostro inviato a Tel Aviv
«Ecco, questo è quello che succede in Israele per colpa del terrorismo. A ogni missile lanciato, siamo costretti a rifugiarci nelle stanze di sicurezza, i nostri bambini a scappare in piena notte. E se non fosse per Iron Dome, il nostro sistema anti-missile, anche qui le vittime sarebbero migliaia». Yosi Shnaider è il cugino di Shiri Bibas, la mamma uccisa nella Striscia di Gaza con i suoi due bambini, Kfir di 8 mesi e Ariel di 4 anni, rapiti dal kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre 2023 insieme al padre Yarden, liberato invece l'1 febbraio, dopo essere stato separato dalla sua famiglia e dopo 484 giorni di prigionia. Le sirene suonano ancora quando siamo costretti a rifugiarci insieme a lui in una delle stanze di sicurezza di Tel Aviv, dove lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato lo strazio non solo della sua famiglia, ma di un intero Paese, Israele, piegato ma non distrutto dal terrorismo. «A questo punto - ci dice - Hamas ci deve implorare di fermare la guerra. Il 7 ottobre è accaduto perché si sono sentiti forti».
Yosi ci racconta di come Shiri fosse una persona gioiosa, molto ironica. «Sono stato il primo dei familiari a vedere il video del rapimento ed è stato uno choc anche perché ho fatto fatica a riconoscere mia cugina. Non sembrava lei. Era così spaventata, così diversa dal solito. Nel filmato è silenziosa, ma la sua faccia, per chi la conosce, urla forte. Quel silenzio era per proteggere i suoi bambini».
Yosi è sconcertato dalle proteste contro il conflitto: «Se avessimo voluto il genocidio, il nostro esercito avrebbe potuto asfaltare Gaza in due settimane. Invece telefona ai palestinesi, lancia i volantini per avvertirli dei raid. Mentre per i terroristi - e lo sa bene chi vive a Gaza - non hai diritto di vivere se non la pensi come loro. E per le strade di Gaza abbiamo visto tutti la gente festeggiare e distribuire caramelle quando arrivavano gli ostaggi. Io se vedo un ferito, cerco di soccorrerlo e questo insegno ai miei figli». Del cognato Yarden ricorda i momenti terribili della prigionia: «Lo torturavano dicendogli che la sua famiglia era stata uccisa, lo hanno affamato, come hanno fatto con gli altri ostaggi. Poi hanno ammazzato i suoi bambini a mani nude e hanno torturato i loro corpi, per far credere che fossero morti sotto i bombardamenti israeliani. Ecco con chi abbiamo a che fare. Con chi violenta le done davanti ai propri figli, con chi decapita la gente prendendola di sorpresa dalle proprie case. Yarden invece si sente in colpa per non essere riuscito a proteggere la sua famiglia.
E il nostro governo, da quando è tornato un mese fa, non gli ha parlato nemmeno una volta». Yosi poi vuole avvertire l'Europa e gli Stati Uniti: «Se aprite la porta agli islamisti è solo questione di tempo e saranno loro a sfondare la vostra porta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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