
Subisce un furto, si difende, spara alcuni colpi di pistola, mette in fuga i malviventi ma… indagano lui. Roberto Zancan, gioielliere di Vicenza, è esasperato e ieri sera - ospite a Quarta Repubblica da Nicola Porro, non si è trattenuto.
Per la sesta volta, tra cui quella del 2015 quando subì l’assalto di una banda di rapinatori e venne difeso da Graziano Stacchio, poche settimane fa Zancan è stato vittima di un furto. In piena notte, si è trovato a fronteggiare un commando di dieci rapinatori armati di tutto punto. Questi malviventi avevano l'intento di razziare il suo laboratorio di gioielliera, mettendo a rischio non solo il lavoro di una vita ma anche la sua stessa incolumità. Armato di una pistola e mosso da un coraggio esemplare, Zancan ha deciso di affrontarli per proteggere il suo patrimonio e la sua vita. “Ho cercato di mettermi in un posto riparato, ho visto come agivano, ho cominciato ad urlare che smettessero e andassero via - aveva raccontato - A quel punto sparo tre colpi in aria e questi, come se nulla fosse, sono venuti verso di me. Avevo il telecomando in tasca, ho aperto il cancello e loro con gli estintori in mano me li hanno spruzzati addosso. Ho sparato. Cosa dovevo fare? O me o te”. E sapete com’è finita la storia? Che la procura ha indagato lui per porto abusivo di armi, benché le abbia tutte dichiarate regolarmente.
"Quella gente adora l'oro ma teme il piombo" aveva detto Zancan. E forse non temono nemmeno la giustizia che al momento non è ancora riuscita ad acciuffarli mentre si preoccupa di mettere lui sotto indagine per porto illegale d’arma. “Ho sparato non per colpire, solo perché volevo che andassero via”, ha raccontato l’imprenditore che deve garantire la sicurezza e il lavoro di 60 persone. Cento famiglie con tutti l’indotto. “Questo è il secondo smacco e forse il più violento. Io reputo che quella sera lo Stato ero io all’interno della mia azienda. Se volevo in quattro li potevo mettere a terra ma ho usato il buonsenso, perché volevo solo che andassero via”.
Zancan non si sente tutelato. “La prima cosa che hanno fatto quella sera è stata sequestrarmi l’arma. Poi si sono preoccupati di dove ero quando ho sparato, quanti colpi avevo esploso e dove erano i bossoli, quando dieci farabutti erano in fuga. Dopo dieci giorni mi chiamano in caserma e mi dicono che mi devono notificare un avviso di garanzia". Il paradosso, come abbiamo visto, è che il gioielliere può detenere le armi sia a casa che in azienda. Ma a quanto pare non può portarle in giro. “Cosa dovevo fare? - si chiede - Dovevo chiedere a loro: ‘Spostatevi che devo prendere l’arma dietro così dopo vi sparo’?”.
Tra casa e l’azienda ci sono solo 300 metri di distanza, peraltro percorsi in auto. “Sono arrivato qui ed ho esposto dei colpi in aria quando ho visto che la questi avevano già sfondato tutto. Basta, non ho fatto altro. Perché devo essere indagato?”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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