Muro anti-cina, gas e meno tasse sui big tech: ecco il vero piano di Trump sui dazi

Diverse fonti confermano al Washington Post quali sarebbero gli obiettivi della guerra commerciale Usa scatenata dal presidente Usa

Muro anti-cina, gas e meno tasse sui big tech: ecco il vero piano di Trump sui dazi
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Cosa vuole davvero Donald Trump? La sua guerra commerciale ad alzo zero contro alleati e avversari annunciata nel Giardino delle Rose della Casa Bianca il 2 aprile, poi sospesa, a distanza di una settimana, per 90 giorni e rilanciata nei confronti di Pechino è argomento di discussione nei palazzi del potere come nei mercati di mezzo mondo. Conversazioni che si concludono tutte con più interrogativi che certezze nonostante gli sforzi di esperti e addetti ai lavori che in queste ore cercano di decifrare il pensiero del 47esimo presidente Usa allo stesso modo in cui, ai tempi dell’Urss, i sovietologi cercavano di rivelare le intenzioni dei grigi occupanti del Cremlino.

Ad accorrere in soccorso dei trumpologi, e aspiranti tali, ci ha pensato il Washington Post che in un articolo pubblicato in prima pagina ha ricostruito quello che potrebbe essere il reale piano del tycoon grazie ad interviste concesse da oltre una dozzina di persone “coinvolte o informate sui colloqui” con l’amministrazione repubblicana. Il quotidiano che ha portato a galla lo scandalo del Watergate ha cercato così di fare luce sulla questione sostenendo che al di là degli stop and go del miliardario si comincino ad intravedere i contorni dei suoi desideri in materia commerciale.

Maggiori acquisti di gas naturale da aziende americane. Meno dazi sulle esportazioni statunitensi. Tasse più basse per i giganti tecnologici della Silicon Valley. Impegni per impedire alla Cina di utilizzare altri Paesi per spedire i suoi prodotti negli Stati Uniti”. Per le fonti citate dal Washington Post sarebbero queste alcune delle richieste che Trump potrebbe avanzare nei negoziati con “decine di nazioni” che intendono scongiurare a tutti i costi il pericolo dei dazi.

Questo elenco non basta comunque a dissipare del tutto il mistero sulle prossime mosse del capo della Casa Bianca. Il leader Usa ha infatti affermato che "tutti vogliono venire a fare un accordo” ma il Washington Post sottolinea che ci sia “confusione” su come potrebbero concretizzarsi tali intese “in parte a causa dell’incertezza sugli obiettivi del presidente”.

Doug Holtz-Eakin, presidente dell’American Action Forum, centro studi conservatore critico dei dazi imposti dal leader statunitense, ha dichiarato che “non abbiamo idea di ciò che vogliano dagli altri Paesi e, ancora peggio, gli altri Paesi non sanno cosa voglia da loro Trump”. Holtz-Eakin ha inoltre aggiunto di non sapere “come si possano condurre negoziati in queste circostanze”. Un caos confermato dalle difficoltà incontrate dai rappresentanti dei partner degli Usa, tra cui India e Giappone, nell’individuare degli interlocutori per i negoziati.

Come però anticipato, al netto della nebbia sui colloqui fatta scendere dal commander in chief con i suoi annunci e dietrofront continui, alcune linee direttrici sarebbero ormai piuttosto chiare e ruoterebbero tutte, o quasi, attorno a Pechino. Washington punta a limitare l’accesso ai suoi mercati, diretto e indiretto, da parte dei cinesi premendo su altri Paesi affinché riducano le importazioni di merci dal gigante asiatico.

Non c’è però solo la Cina nel mirino dell’autore de “L’arte di fare affari”. Oltre ai vicini del Paese del dragone, osservati speciali sarebbero il Giappone e l’Europa: Tokyo potrebbe essere “incoraggiata” ad acquistare grandi quantità di gas naturale prodotto negli States mentre Bruxelles potrebbe dover rinegoziare le tasse e le normative sui giganti tecnologici e le restrizioni in vigore sulle importazioni di carne americana.

Di fronte a queste previsioni, gli esperti fanno notare che il vero piano di The Donald sembra avere poco a che fare con l’intento, dichiarato in più occasioni dal tycoon, di ridurre il deficit commerciale statunitense. Di conseguenza, tutto sarebbe possibile. Tanto più se si tiene conto del fatto che persino alcuni consiglieri anonimi del presidente americano avrebbero ammesso in privato al Washington Post di non conoscere i suoi obiettivi.

Insomma, grande è la confusione sotto il cielo e la situazione è eccellente, avrebbe detto Mao Zedong. Una massima che Trump, abituato a generare incertezza per ricavarne vantaggi politici, sarebbe pronto a sottoscrivere senza alcuna esitazione.

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