Si fa un gran parlare di auto elettriche, autonome, di mobilità sostenibile. Tutti ne siamo coinvolti, non solo esperti e addetti del settore, perché se dobbiamo cambiare auto è diventato complicato capire cosa comprare, quale modello mi farà stare tranquillo qualche anno senza che sia bloccato nell'uso in città. E di auto in Italia arrivate da sostituire ce ne sono parecchie. Nella penisola circolano 51,6 milioni di veicoli, di cui 39 milioni di automobili con una età media tra le più alte in Europa, superiore agli 11 anni.
Ben 4 vetture su 10 sono pre-Euro4, con evidenti ripercussioni non solo per l'ambiente ma anche per la sicurezza. Basti pensare che una Euro1 inquina come 28 Euro6 ed è esposta a un rischio di mortalità quattro volte superiore in caso di incidente rispetto a una vettura di oggi.
È evidente che di fronte a questi numeri occorra affrontare in modo organico il grande tema della mobilità degli italiani, di quelle decine di milioni di cittadini che ogni giorno devono spostarsi su piccole o grandi distanze, utilizzando i mezzi disponibili, dagli autobus all'automobile, dalla bicicletta al car sharing. Con questo scenario siamo allora andati all'ACI, che da oltre un secolo si occupa di automobilisti e oggi conta 1 milione di associati e che per prima in Italia ha lanciato il car sharing e le colonnine elettriche di ricarica, per comprendere cosa in concreto sta accadendo e come sarà il futuro prossimo.
Il punto di partenza, su cui ACI insiste, è sul significato stesso di mobilità sostenibile. Per ACI la mobilità è sostenibile certamente quando ha minor impatto ambientale, ma deve anche essere accessibile a tutti, deve aumentare la sicurezza stradale e deve essere facile usufruirne, oltre che adeguata alla «velocità» della società contemporanea.
Per questo ACI si muove e opera su diversi fronti, considerando insieme tutte queste necessità, che sono poi le necessità di chi si muove ogni giorno.
A loro parere bisogna innanzitutto rinnovare il parco circolante senza costringere a spese elevate. Oggi un modello base, nuovo, costa almeno 10 mila euro, una cifra non sostenibile per molti italiani. Una proposta di ACI è favorire con contributi statali l'acquisto di auto usate recenti (Euro 4 e Euro5) eliminando le più vecchie. Si spenderebbe meno della metà, a parità di tipo di auto, ma da subito scenderebbe considerevolmente l'inquinamento cittadino generato dal traffico e avremmo auto molto più sicure e meno usurate. Poi devono progressivamente cambiare le nostre città e le nostre vecchie abitudini.
Piuttosto che vietare o limitare, in ACI sono convinti sia fondamentale prevedere e attuare due livelli differenziati di mobilità, uno per i veicoli (auto, bus, camion) e uno per gli utenti vulnerabili (quali pedoni, disabili, ciclisti, monopattini elettrici). Percorsi paralleli che non si sovrappongono, distinti e che «si rispettano», permettendoci di scegliere liberamente cosa sia più adatto alle nostre esigenze, riducendo per tutti i tempi di percorrenza e dei motori accesi.
Questi percorsi separati aiutano le nuove forme di utilizzo integrato dei diversi mezzi di trasporto, con una diversa pianificazione complessiva della mobilità, perché non sempre l'auto è il modo più rapido e razionale per spostarsi, anzi spesso è solo apparentemente più comodo.
Al contempo, ACI ci invita a cambiare un pochino la nostra mentalità proprio per ottenere il meglio. Ad esempio imparando a usare i supporti digitali (le tante App che troviamo sugli smartphone) che già oggi ci dicono con precisione come andare dal punto A al punto B e quali mezzi usare per arrivare prima e spendendo meno. In alcuni casi possiamo già comprare con semplicità tutti i biglietti che ci servono, anche per lunghi viaggi, senza impazzire a cercare biglietterie o perdere tempo nelle code. E sul futuro un pochino più lontano?
Qui ACI un po' ci stupisce. Ci rispondono con la loro partecipazione al grande progetto europeo PAsCAL, un consorzio internazionale formato da istituti di ricerca, università, produttori di veicoli, operatori di car sharing, aziende e scuole guida, che intende favorire la diffusione dei veicoli autonomi e connessi partendo dalla percezione degli utenti.
Il progetto è focalizzato sul fattore umano che deve conoscere, accettare, interagire con le tecnologie più innovative di oggi (ADAS, sistemi avanzati di assistenza alla guida) e di domani (CAV, veicoli connessi e autonomi), al fine di sfruttarne pienamente le capacità.
PAsCAL elaborerà i diversi scenari del loro utilizzo ed effettuerà indagini sulla popolazione europea, per comprendere, ad esempio, come e quanto dovrà adeguarsi l'educazione stradale oppure come si modificherà l'esperienza degli utenti vulnerabili della strada.
Insomma un futuro più rosa che grigio che, secondo ACI, con un piccolo impegno di tutti ci regalerà la mobilità dei prossimi anni, molto più sostenibile e sicura, soprattutto molto meno stressante.
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