Acqua, la Toscana non sa quel che succederà al servizio dopo i referendum

I gestori riuniti manifestano grande preoccupazione per l'incertezza che domina nel settore dopo l'approvazione dei quesiti abrogativi sul decreto Ronchi: «Possibile stop degli investimenti, serve chiarezza, non possiamo permetterci che si blocchi tutto»

Non ne è dovuta passare molta, di acqua sotto i ponti, per verificare che l'esito dei due referendum sull'acqua del 12 e 13 giugno crea problemi al settore pregiudicando gli investimenti. I due quesiti, promossi dai comitati e sostenuti dai partiti della sinistra, di fatto cancellano la norma che introduceva i privati nella gestione del servizio, e con essi la prospettiva di quegli investimenti che sono necessari a una rete sempre più colabrodo. I primi segnali di incertezza sulla situazione generata dal voto referendario arrivano dalla Toscana, dove il sistema era già da anni orientato verso una partecipazione dei privati alla gestione del servizio idrico. E sono proprio le aziende private le prime a lamentare l'incertezza del quadro che risulta dall'abrogazione del decreto Ronchi. I gestori del servizio idrico toscani si sono riuniti presso la sede dell'associazione Confservizi Cispel Toscana. C'erano i presidenti e gli amministratori delegati delle sette aziende toscane dell'acqua: Acque Spa di Pisa, Acquedotto del Fiora Spa di Grosseto, Asa Spa di Livorno, Gaia Spa di Lucca, Geal Spa di Lucca, Nuove Acque di Arezzo e Publiacqua di Firenze. «Continueremo - hanno detto - a operare con il consueto senso di responsabilità e con grande impegno, secondo i contratti vigenti, e chiediamo alle Ato (le autorità d'ambito che controllano il settore, ndr) - di adoperarsi per il superamento della fase di incertezza normativa che rischia di bloccare il settore». Alfredo De Girolamo, presidente dell'associazione, ha espresso forte preoccupazione: «L'opinione pubblica, le aziende di gestione, i lavoratori del settore e le tante imprese che lavorano nell'indotto vivono un momento di grave incertezza legata al possibile stop agli investimenti. Il servizio idrico integrato in senso stretto e tutte le opere ad esso connesso rappresentano una delle principali industrie della nostra regione e non possiamo permetterci che si blocchi per la mancanza di chiarezza su come devono essere sostenuti gli investimenti».

«Abbiamo scritto una lettera alle Ato - ha concluso De Girolamo - e in questa lettera ribadiamo il nostro impegno per assicurare la qualità del servizio e il rispetto degli standard ambientali previsti dalle norme europee e dai contratti in essere, con l'auspicio di una pronta definizione degli aspetti normativi legati alla tariffa».

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