Che il sigaro abbia un gusto nemmeno il più distratto dei fumatori potrebbe negarlo. Che il sigaro Toscano ne abbia uno tutto suo, e molto italiano, è quasi lapalissiano. Per questo le Manifatture sigaro Toscano hanno deciso di essere presenti al Salone del Gusto di Torino con uno stand tutto loro allestito in piazza Castello nel quale sarà declinato in modo «fumabile» il tema della ventesima edizione della rassegna torinese, «Voler bene alla terra». L'evento più atteso, che suscita non poca curiosità tra gli addetti ai lavori, quello di domenica 25, in cui il tabacco incontrerà un'altra storica filiera italiana, quella del grano.
I sigari della manifattura saranno infatti «degustati» in abbinamento ad assaggi di pasta del Pastificio dei Campi di Gragnano. Un prodotto unico, frutto del migliore grano duro italiano, dalla produzione interamente tracciabile che dona alla pasta una tenuta in cottura impareggiabile e aromi che sorprendono anche chi da una vita si pappa rigatoni e spaghetti. La pasta sarà cucinata da Peppe Guida, chef dell'Antica Osteria Nonna Rosa di Vico. Equante. Terzi incomodi cocktail del bartender Salvatore Romano con i prodotti distribuiti dalla Compagnia dei Caraibi.
Quella del sigaro toscano è una filiera tutta italiana malgrado il nome del tabacco con cui è realizzato, Kentucky. Le coltivazioni, circa 250 per un'estensione totale di 1400 ettari è una produzione annua di 2500 tonnellate tutte Ogm-free, si trovano in Lazio, Campania, Veneto, Valdichiana e Valtiberina. Le foglie arrivano nella sede centrale di Foiano della Chiana dove vengono esaminate e selezionate; le migliori finiscono negli stabilimenti di Lucca e Cava de' Tirreni. Qui vengono lavorate dalle sigaraie. Italiana anche la proprietà, che fa capo al gruppo industriale emiliano Maccaferri: nel 2005 tornò a pavesare di tricolore il sigaro Toscano acquistando il ramo d'azienda dalla British American Tobacco. La produzione è di 196 milioni di pezzi l'anno (3 milioni fatti a mano), oltre a 50 tonnellate di trinciati da pipa. Le esportazioni raggiungono 50 Paesi e riguardano 29 milioni di pezzi. Il fatturato sfiora i 100 milioni di euro.
Dicevamo delle sigaraie, che rappresentano le vere fattrici dei sigari Toscano. Un mestiere antico, che in un'epoca lontana da quella attuale costituì spesso il primo accesso femminile al mondo del lavoro. Sigaraia si diventa dopo 18 mesi di apprendistato nei quali si imparano i principali «skill» del mestiere: manualità, sensibilità, occhio. La sigaraia umetta di colla di amido di mais la tavoletta di legno e il lembo di foglia su essa disteso, sagoma in un lampo la porzione di foglia bastevole a fasciare il sigaro, soppesa il quantitativo di tabacco necessario al ripieno, dalla densità uniforme e giustamente suddivisa tra pezzi di battuto grandi e piccoli, avvolge la fascia attorno al tabacco con movimenti sapienti in modo che il sigaro, fasciato a elica con tre spire, risulti fusiforme e con le nervature parallele all'asse di avvolgimento. Una brava sigaraia può arrivare a produrre oltre 500 sigari Toscano, pari a oltre dieci «medaglie», che nel XIX secolo corrispondevano a 50 sigari. Una volta ultimati i sigari vengono controllati dalla sigaraia maestra, la più anziana, che trasferisce quelli ritenuti idonei all'essiccazione (che avviene su telai di legno con fondo di rete a maglie piccole) e alla successiva maturazione. Un lavoro rimasto uguale negli ultimi due secoli e che viene tramandato di madre in figlia.
Il sigaro Toscano fu scoperto per caso. Era il 1815. Una partita di tabacco lasciata a essiccare fu colpita da un acquazzone improvviso. Gli artigiani della manifattura decisero di utilizzare il tabacco zuppo per produrre sigari economici, che però, una volta essiccati, risultarono possedere un'aroma eccezionale. Tante le tipologie attualmente prodotte: a mano sono l'Originale, Il Selected, il Millennium e del Presidente. Ci sono poi i Tradizionali (Antica Tradizione, Antica Riserva, Antico Toscano, Classico, Extravecchio), quelli d'autore e gli ammezzati, anche aromatizzati al caffè, all'anice, alla grappa, al cioccolato fondente e alla vaniglia.
La degustazione di un Toscano, così come di ogni sigaro di qualità, prevede un esame tattile, che prende in considerazione compattezza e integrità; un esame visivo, che analizza essenzialmente il colore, condizione necessaria ma non sufficiente per la qualità di un sigaro; l'esame
olfattivo (il Toscano ha sentori erbacei, speziati, floreali, di frutta secca, cuoio, cacao, miele); e l'esame gusto-olfattivo, che servirà a identificare sentori, sapori, persistenza, impatto e forza. Buon Toscano a tutti.
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