Un bilancio solido, indice «di quanto sia sana questa Regione». E poi ancora un rating internazionale migliore di quello dell'Italia, figlio «di una cultura amministrativa» consolidata nel tempo, un livello bassissimo di indebitamento, una pressione fiscale sui cittadini che non è mai aumentata e una cassa di liquidità molto alta «che ci permette di anticipare i tempi ed essere sempre reattivi». Marco Alparone, farmacista di professione, è il nuovo assessore al Bilancio della Lombardia, premiato da Fratelli d'Italia anche con la nomina a vicepresidente. Gestirà le finanze regionali con la «serenità» di chi sa di mettere le mani in una macchina «già capace di accompagnare lo sviluppo dei territori». E con la consapevolezza di avere una grande responsabilità sulle spalle.
Vicepresidente Alparone, come si sente?
«Contento da un lato per la fiducia ricevuta dal presidente Attilio Fontana. Ci conosciamo da tanti anni e sapevo di avere la sua stima. Dall'altro lato sono onorato per l'opportunità che mi ha dato il mio partito: FdI è la casa di tante persone competenti e di qualità, alcune delle quali anche di lunga militanza, motivi che mi rendono ancor più orgoglioso per esser stato indicato come vicepresidente».
Ha detto che Fontana ha messo il «noi» davanti agli interessi personali.
«La sua è una natura che non si manifesta mai nel protagonismo personale. La giunta nasce con lo spirito migliore proprio perché è stata costruita come un gruppo al servizio dei lombardi. Fontana è fatto così e interpreta bene questo concetto di squadra».
Una delle sfide è la programmazione europea.
«Ci sono i due miliardi del Fondo europeo di sviluppo regionale e 1,5 miliardi del Fondo sociale europeo per un totale di 3,5 miliardi da investire: una programmazione di risorse comunitarie quasi raddoppiata rispetto a quella precedente. C'è già un cofinanziamento regionale impegnativo di più di 600 milioni con obiettivi sui territori molto importanti, come tutti quei bandi per le piccole e medie imprese, per la coesione sociale, l'innovazione, la sostenibilità e la formazione: è con il capitale umano che si vincono le grandi sfide».
Come risposta alla pandemia la Regione ha messo in campo il Piano Lombardia, 4,2 miliardi investiti in opere pubbliche. Ci sarà un nuovo piano Marshall?
«Quel Piano, tra l'altro, arrivò nel momento in cui in Europa si parlava di Pnrr. Il basso indebitamento della Regione, oltre a renderci una forza unica nel panorama nazionale, ci ha permesso di mettere a terra 4,2 miliardi: nessun altro oltre a noi ne è stato capace. Ogni stagione deve avere una sua programmazione. In quel momento serviva quel tipo di risposta, oggi occorre completare un serie di investimenti in infrastrutture fisiche, penso per esempio alla mobilità ferroviaria, e digitali, come la diffusione della banda ultra larga anche nelle aree interne».
Le priorità?
«Intanto una grande collaborazione con il governo per le infrastrutture legate alle Olimpiadi. Poi in campo sanitario l'attenzione per quello che definisco l'ultimo miglio, per avvicinare il territorio alle nostre eccellenze ospedaliere che devono rimanere tali. Le risorse pubbliche sono tante e un bilancio sano come quello della Lombardia permette di programmare gli obiettivi. La Regione deve essere vista come un intero territorio di opportunità, la vera smart land d'Italia e d'Europa».
FdI primo partito dove sono nate la Lega e Forza Italia. Un cambio culturale?
«La grande sfida è proprio questa. Quando Giorgia Meloni è diventata la prima donna premier ha sfondato un soffitto di cristallo. In più è anche una donna di destra. Io sono entrato in FdI in punta di piedi e oggi il partito sta facendo un grande lavoro di allargamento. La ricchezza di chi arriva viene messa all'interno di una storia consolidata. Se questo è il modo di agire, e lo dimostra la mia nomina, non ho dubbi sul fatto che riusciremo a consolidarci anche in Lombardia senza perdere le radici».
Oltre a lei in giunta c'è anche un altro farmacista, l'assessore all'Agricoltura Alessandro Beduschi.
«Ci abbiamo scherzato insieme. Stimo molto Alessandro che è una persona dell'essere e non dell'apparire, con una lunghissima esperienza amministrativa.
Mi permetto di dire che essere farmacista sta diventando un plus: siamo abituati ai bisogni della gente. La nostra è una storia fatta di ascolto e risposte che nasce dietro a un bancone e si consolida nell'attività amministrativa».
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