Affile e la Madonna antisisma

Il paese vive nel culto di un’icona presso cui gli abitanti trovarono riparo durante il terribile terremoto del 1759

Renato Mastronardi

Nel 1759 un devastante terremoto rase al suolo Affile, un paese della provincia di Roma che dista dalla capitale 70 chilometri. Costernati e afflitti dagli effetti del cataclisma, gli scampati cercarono protezione accalcandosi sotto l’ombra protettrice della Madonna: icona che oggi si conserva, veneratissima, presso la Cappella della Madonna del Giglio, un santuario che gli affilani portano nel cuore. Il disgraziatissimo evento non distrusse completamente le memorie più antiche di questo centro montano vicino ad Arcinazzo Romano, una delle stazioni sciistiche più note agli appassionati romani. E si sa che sono evidenti le sue origini legate al dominio di Roma. Infatti, il toponimo discende da un medievale Effiale, da cui Efiale e quindi Affile. Ma si sa anche che, al tempo dei tempi pre-romani, fu una terra fortificata dagli Equi, nemici secolari dei Romani, ma da questi definitivamente sottomessi tra il 304 ed il 302 a.C. Inoltre, gli storici, una volta tanto concordi, scrivono che, nel 135 a.C., il paese divenne colonia romana. Il piccolo oppidum mantenne durante il Medioevo quasi un ruolo di piccola capitale di tutto il territorio circostante. Fino all’VIII secolo Affile subì incursioni e devastazioni da parte dei Longobardi e dei Saraceni, soprattutto da quando, il borgo ormai fortificato, entrò a far parte del monastero benedettino di Subiaco. Da questo momento il castello di Affile e il suo feudo appartennero di volta in volta alle varie famiglie della corte pontificia, dagli Altieri ai Braschi, che furono tra i suoi più munifici signori.
Da vedere. Affile vanta, in rapporto alla popolazione, chiese antichissime. La più vetusta è senz’altro San Piero, a una sola navata rettangolare, che grazie a lavori di restauro eseguiti nel 1824, oggi mostra un ciclo di pregevoli affreschi. Ancora più antica è la Chiesa di Santa Maria del X secolo. Anche qui, a seguito di un fortunato restauro, sono stati scoperti affreschi che risalgono al 1220-1300. La più importante, comunque, è la Parrocchiale di Santa Felicita che risulta menzionata, per la prima volta, in una cronaca del 1341. Il tempio è a tre navate e, ancora per merito di provvidenziali restauri, conserva pittori affilani, operanti agli inizi del 1500. Raccomandata anche la visita alla Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco. Della lunga militanza medievale di Affile restano ancora notevoli tratti di mura, le porte ed i bastioni che facevano parte dell’antico castello fortificato.
Da mangiare e da bere. Il vanto dell’eccellente gastronomia locale, anzi dei forni paesani, è il fatidico «fallone», una tipica pizza di granturco imbottita di verdura o di salsicce, e alla quale tutto il paese in festa dedica la tradizionale sagra che si celebra tra la fine di ottobre e la prima settimana di novembre.

Particolare attenzione, da parte degli affilani è poi riservata alla selezione dei vitigni che, da queste parti, sono caratterizzati da un’uva piccola e nera, di sapore e profumo che ricorda vagamente la viola, e che danno un Cesanese che persino Garibaldi non mancò di gustare quando si trovò di passaggio, nel 1849, in questi luoghi.

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