MilanoGli 007 avevano lanciato lallarme: ci sono sempre più rischi di attacchi con Ied, le bombe artigianali. I talebani sapevano che ieri una colonna di oltre 400 soldati di diversa nazionalità si sarebbe messa in marcia per unoperazione di trasferimento. Quando lordigno è esploso ha preso in pieno il quarto mezzo blindato: quello degli italiani. Erano le 9,15 locali, le 6 del mattino da noi. Due di loro, il sergente Ramadù, 33 anni di Velletri, in provincia di Roma, e il caporalmaggiore Pascazio, di 25 anni della provincia di Bari, sono morti sul colpo, altri due alpini sono rimasti gravemente feriti, ma non in pericolo di vita: sono Cristina Buonacucina, 27 anni di Foligno, la prima donna a essere ferita, e Gianfranco Scirè, 28 anni di Casteldaccia, in provincia di Palermo. Il convoglio era partito da Herat ed era diretto a nord, verso Bala Murghab. È lennesimo attentato in Afghanistan, un altro attacco vigliacco. Erano oltre 400 i soldati presenti in questa colonna, cerano spagnoli, americani, afghani. Lordigno è esploso al passaggio del veicolo Lince, un mezzo blindato, ma per due di loro non cè stato niente da fare.
Ignazio La Russa si presenta la mattina presto, quasi in anticipo. I giornalisti stanno ancora arrivando. Lui è lì, in postazione davanti ai primi microfoni. Gli sussurrano qualcosa allorecchio, si alza e se ne va. Pochi minuti dopo Ignazio La Russa torna al suo posto: «Scusate, prima di parlare con voi volevo essere sicuro che i parenti delle vittime fossero già stati informati. E mi è toccato questo terribile compito. Ora ve lo posso confermare: il sergente Massimiliano Ramadù e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, sono morti». Il pensiero va prima di tutto ai «familiari di coloro che hanno perso la vita e a tutti i militari che si trovano in Afghanistan perché sono lì per tenere lontano il più possibile il pericolo del terrorismo». Una frase di cordoglio, ma anche un messaggio per dire no alle polemiche, per rispondere a chi suggerisce di andarsene, di lasciare perdere lAfghanistan, terra maledetta, dove i nemici non combattono ma lasciano trappole sulle strade. Forse il ministro si riferisce anche a Calderoli, che ieri mattina aveva detto: «Bisogna verificare se i sacrifici servono». I suoi dubbi fanno subito discutere. La Russa rincara la dose e ricorda a tutti: «Nessuna decisione sarà presa unilateralmente, ma insieme a livello internazionale». Con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che difende la scelta di restare laggiù: «La missione in Afghanistan è di fondamentale importanza per la stabilità e la pacificazione di unarea strategica». Parole rafforzate da Frattini: «Resta una missione di pace fondamentale per lItalia che continuerà». Bossi che ammette: «Un ritiro precipitoso sarebbe visto dallOccidente come una fuga difficilmente spiegabile». Dietro la frenata del leader leghista, ci sarebbero stati dei contatti telefonici con il Cavaliere e gli alti vertici istituzionali. Calderoli nel corso della giornata spiegherà poi di essere stato frainteso, di non aver mai chiesto il ritiro. «Abbiamo preso degli accordi con degli alleati - ripete La Russa -, con Obama abbiamo già stabilito che ce ne andremo nel 2013. Questo non significa che per quella data lAfghanistan sarà un paradiso, ma sarà in grado di difendersi, di avere forze armate addestrate in grado fermare gli attacchi».
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