Un trick per la storia: le giovanissime dello skate conquistano le Olimpiadi

Il Giappone continua a proiettarsi nel futuro: oro e argento per Coco Yoshizawa e Liz Akama, ventinove anni in due, nello street. L’undicenne Zheng Haohao potrebbe portarsi a casa altri record: così, i baby fenomeni riscrivono la storia olimpica

Un trick per la storia: le giovanissime dello skate conquistano le Olimpiadi

A Place de La Concorde, lo spirito del tempo si fa vivo più che mai e, nella piena euforia dei Giochi di Parigi, quella che fu proclamata Place de la Révolution con l’installazione della ghigliottina, catapulta oggi gli spettatori in un futuro più che mai attualissimo: le giovanissime promesse dello skateboard si volteggiano fra ringhiere e cordoli e, fra un ollie ed un kickflip, mettono in scena performances entusiasmanti che profumano di strada e libertà. Il mondo le osserva strabiliato e loro – tutte under 20, talune (molte) addirittura nemmeno quindicenni – riscrivono la storia delle Olimpiadi con una leggerezza disarmante.

Oro e argento, Street

Lo spirito del tempo: l’oro di Coco Yoshizawa

È ancora il Giappone a proiettarsi, prima di tutti, nel futuro: Coco Yoshizawa, classe 2009, il 28 luglio scende in pedana a Parigi come se fosse in un parchetto qualsiasi di Sagamihara, dov’è cresciuta, ad una ventina di chilometri da Kanagawa, che le ha dato i natali. Nella specialità dello street, Yoshizawa chiude a 272.75, con due trick inarrivabili da 96.49 e 89.46, assicurandosi il sorpasso definitivo sulla connazionale, Liz Akama, già vincitrice del World Skateboarding Tour di Roma, che s’accontenta dell’argento dopo una fase di run da testa di serie. E lo è davvero, comunque. In due, Akama e Yoshizawa fanno ventinove anni; se si somma anche l’età del bronzo, la sedicenne brasiliana Rayssa Leal, già argento a Tokyo 2020 (quando di anni ne aveva 13), s’arriva a quarantacinque.

Yoshizawa scopre che lo skate può essere il suo destino all’età di 11 anni, quando vede a Tokyo l’allora tredicenne Momiji Nishiya vincere l’oro con un trick che, dice, “era già in grado di chiudere”, mentre improvvisava col fratello e non aveva idea di quanto sarebbe potuto cambiare – proprio in una fase di crescita fisiologicamente velocissima e prorompente – in soli tre anni. Proprio lì, ai Giochi debutto per questo sport così nuovo e dirompente, s’attesta un altro record: il podio più giovane della storia olimpica, con 42 anni complessivi ed una media d’età di 14 anni e 191 giorni (Momiji Nishiya – Rayssa Leal – Funa Nakayama). Un’impresa mastodontica, che a tratti ha dell’eroico, quella di queste ragazz(in)e e della loro generazione: sfrontata, anti-gerarchica, libera. Come, forse, sanno esserlo i veri grandi.

È quello che proverà a fare Zheng Haohao – che compirà 12 anni nel giorno di chiusura di queste Olimpiadi – che sarà impegnata nel park femminile del 6 agosto, e avrà la possibilità di sfondare un altro record. In tasca, ne ha già due, perché è la più giovane atleta cinese a partecipare ad una competizione olimpica all-time, nonché la più giovane di quest’edizione parigina, detronizzando così la siriana del tennis da tavolo Hend Zaza, che a Tokyo aveva segnato il record come più giovane atleta olimpica dal 1968.

I giovanissimi riscrivono la storia

La sorte a medaglia non è ancora nota, come si diceva, per Zheng Haohao (che, fra le altre, avrà in batteria anche Sky Brown, bronzo a Tokyo a tredici anni). Se dovesse conquistarsi l’oro prima del compimento dei suoi 12 anni, potrebbe superare il primato di Inge Sørensen che arrivò prima ai 200 metri rana, ai Giochi di Berlino del 1936, alla tenera età di 12 anni e 24 giorni. A quella stessa tornata olimpica, un altro giovanissimo si portò a casa un record ancora valido: Noёl Vandernotte è tutt’ora il più giovane atleta francese ad andare a medaglia (12 anni), nella squadra transalpina di canottaggio. Così come Marjorie Gestring, oro nei tuffi a tredici anni, che superò la connazionale statunitense Dorothy Boyton Hill, 13 anni e 23 giorni, argento ad Amsterdam nel 1928. La stessa competizione, quella nei Paesi Bassi, che portò in trionfo anche il tricolore: Luigina Gavotti, la minore delle “Piccole pavesi” del professor Gino Grevi, aveva 11 anni e 302 giorni quando riuscì a mettersi al collo il pesantissimo argento. Nessun primato invece – si fa per dire – per la sempre primatista assoluta Federica Pellegrini, che ad Atene 2004 si presentò al mondo con un argento fuori di testa nei "suoi" 200 metri stile libero, quando di anni ne aveva sedici. Proverbiale l’oro cancellato dagli annali di Giorgio Cesana del 1906.

Rimane ad ora imbattuto – ma chissà per quanto ancora, vista la precocità delle nuove leve, soprattutto nello skateboard – il record assoluto del greco Dimitros Loundras: alla prima Olimpiade dell’era moderna di Atene del 1896, istituita per volontà di Pierre de Coubertin, in corrispondenza della nascita del Comitato Olimpico Internazionale, il piccolo ginnasta vinse un bronzo impensabile quand’aveva soltanto 10 anni e 218 giorni.

Di leggende, in realtà, attorno ad atleti persino più piccoli di Loundras se ne tramandano da sempre moltissime: c’è chi parla d’un ragazzino – o forse era una ragazzina – di appena 8 anni, ma forse addirittura 7, prelevato in necessità fra il pubblico, per sostituire in extremis un timoniere olandese a Parigi 1900 per gareggiare con la squadra oranje che, alla fine, vinse l’oro.

Tra mito e realtà, stavolta, potrebbe bastare un trick ben eseguito.

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