Amanda, atto secondo Corteggiata dagli editori per le sue memorie

Amanda, atto secondo Corteggiata dagli editori per le sue memorie

La tournee riparte, stavolta tappa a Roma. Il Circo di Amanda rimonta i tendoni dopo quattro mesi di meritata pausa, durante i quali troppa gente ha pensato ingenuamente che la storia fosse giunta al capolinea. Non è finito niente. Siamo solo all’inizio. Un nuovo inizio. Poco rassegnata a incassare solo sberle, dopo la clamorosa assoluzione dei giovani imputati in appello, la Procura generale di Perugia parte alla riscossa. E’ ricorso in Cassazione. Un altro grado di giudizio, l’ultimo, chiamato a stabilire se sia equa l’assoluzione, o se piuttosto la verità non stesse racchiusa nella condanna in primo grado, 26 anni per Amanda Knox e 25 per Raffaele Sollecito. Dettaglio tra i dettagli: il ricorso in Cassazione parte proprio il 14 febbraio, festa di San Valentino, e chissà se è solo una coincidenza.
Bisogna prepararsi. Tutto l’armamentario del più sguaiato processo che la storia ricordi, mandato avanti con l’assordante sostegno in curva dei rispettivi ultrà, deve subito tornare su piazza. Ricominceremo con i pullman-regia fuori dal Palazzo, gli inviati di mezzo mondo che emettono i loro verdetti, diplomazie di tre Paesi occidentali in evidente imbarazzo reciproco, e tanti, tanti, tanti morbosi guardoni. L’America con il suo angelo innocente, da poco riportato a casa in un tripudio di coccole, al grido quant’è carina la nostra Amanda. L’Italia come al solito spaccata in due, tra garantisti in quota Raffaele e colpevolisti in quota piemme. In mezzo, la Gran Bretagna, che al fianco della frastornata famiglia Kercher ancora aspetta di sapere con certezza chi abbia ucciso nel modo più crudele e più vile la sua tenera Meredith, studentessa in Perugia, convinta d’essere tra veri amici.
«La sentenza di assoluzione è da annullare - spiega il procuratore perugino Giovanni Galati -: ne sono convintissimo sin dal primo momento. E’ profondamente ingiusta, perchè piena di omissioni e di errori». Tocca alla Cassazione stabilire se l’ultimo verdetto abbia davvero zone d’ombra e buchi neri, tanto da farne carta straccia. Stando alle previsioni, ci aspetta almeno un’altro anno di novela: il nuovo pronunciamento sarebbe atteso per dicembre.
Ancora una volta, anche adesso, diverso lo stato d’animo dei due fidanzati richiamati al fronte. Raffaele appare quello di sempre, preoccupato e dimesso: «È una storia che non finisce mai. Un vero calvario che dura da quattro anni».
Quanto a lei, al suo amore studentesco, fumoso e fumato, non si può dire che abbia trascorso i primi quattro mesi di libertà in stato confusionale. In questi giorni, la stampa internazionale la racconta impegnatissima nelle trattative con i maggiori editori in lingua inglese. C’è l’asta a parecchi zeri (si parla di 600mila dollari) per pubblicare il suo libro, che evidentemente non sarà di ricette. Su questo scritto non si sa molto, trapela soltanto che sarebbe basato sul diario tenuto dalla ragazza durante il suo soggiorno dietro le sbarre, più tutto un inquadramento sull’ambiente universitario di Perugia, sull’amicizia con Meredith, sull’amore per Raffaele. Perchè nulla resti intentato, Amanda ha affidato la fastidiosa trafila del contratto ad un drago del settore, quell’avvocato Robert Barnett che già si è occupato di autori come Barack Obama, George Bush, Bill Clinton e Elton John. Ancora non si sa quale editore alla fine vincerà la gara, ma qualcosa lascia supporre che Amanda incasserà un grattacielo di dollari.
Certo non è facile la vita della martire. Perseguitata dall’abominevole giustizia di quel luogo primitivo chiamato Italia, Amanda si ritrova da quattro mesi al centro della solidarietà e del pietismo a stelle e strisce. All’impegno del libro verità si abbinerà inevitabilmente una prossima intervista in esclusiva, su una rete televisiva che il suo agente pretende «di alto profilo».
Questo, tanto per cominciare. A seguire, un futuro ancora tutto da inventare. Quanto la revisione in Cassazione del processo arrivi ad intralciare la libera marcia di Amanda Knox, nessuno al momento sa dire. Può persino darsi che l’ultimo passo conferisca ulteriore interesse alla sua giovane epopea, aggiungendole pure quella quota di accanimento giudiziario - da parte dei suoi aguzzini - per niente trascurabile, in una storia di martirio.
Resterebbe poi sempre aperta la fondamentale questione della verità, ma c’è il forte dubbio che il ricorso in Cassazione porti finalmente questa lugubre vicenda di squallore giovanile a certezze assolute.

Tutto lascia pensare che comunque questo non passerà alla storia come il migliore dei processi possibili. Meredith e la sua famiglia sfumano inesorabilmente sullo sfondo, dietro la battaglia legale fine a se stessa. La storia di Meredith è ormai la storia di Amanda. Forse un brutto processo, certo un grande business.

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