Non ci conosce chi sia esattamente il social media manager di Fabio Fazio. Ma bisogna ammettere che deve avere veramente una gran bella creatività per allestire una scenografia come quella dalla quale il conduttore di Che Tempo Che Fa ha voluto salutare per l'ultima volta sui social il pubblico della Rai. Perché, alla fine, è stato proprio il dettaglio curioso notato da alcuni utenti - più che il suo messaggio nello specifico, tra l'altro non esattamente originale - ad avere fatto la differenza nella comunicazione sui suoi profili: ovvero il manifesto di "J'accuse" di Émile Zola alle sue spalle. Un elemento implicito (ma neanche troppo, poi) che era rivolto chiaramente alla nuova dirigenza della Rai, nonché di rifletto al governo Meloni.
L'ultimo veleno sputato contro la Rai
"Voglio dirvi grazie, grazie di cuore. Sono stato travolto da un'ondata di affetto, di commozione, di emozione, che mi ha consolato, mi ha riscaldato - sono le parole con cui Fazio, il giorno dopo l'ultima puntata in Rai di Che Tempo Che Fa, ha voluto ancora una volta onorare i telespettatori che lo hanno seguito per vent'anni -. Il nostro rapporto continuerà spero a lungo, ma intanto mi porto via questo ricordo bellissimo dell'abbraccio di tantissime persone che ci hanno seguito, di tantissime persone davanti al televisore ieri sera e voglio restituire a tutti l'affetto che ho ricevuto". Poi, sul finire del filmato durato appena un minuto, ecco la solita inutilmente provocatoria frecciatina contro l'azienda che lo ha tenuto per 40 anni. "Se da Marte e da Giove non sono arrivati segnali, vorrà dire che cercheremo mondi inesplorati".
Quel "mondo inesplorato" si chiama Discovery Bros., che non è esattamente un'azienda televisiva nata l'altro ieri, così come non si possono definire propriamente "inesplorati" quei 10 milioni di euro che andrà a guadagnare nei prossimi quattro anni. Quindi sicuramente questo inutile piagnisteo contro i vertici della Rai, già poi utilizzato con la stessa identica immagine sul finire della serata di ieri, si rivela quantomeno imbarazzante. Ma, come detto, il particolare per nulla causale resta la copia della prima pagine del giornale socialista L'Aurore datata 13 gennaio 1898. Sulle colonne di quel quotidiano francese comparve il celebre titolo a tutta pagina dell'editoriale firmato da Emile Zola ("J'accuse") in cui denunciava pubblicamente i persecutori di Alfred Dreyfus, con tutte le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo che lo vide condannato per alto tradimento.
Grazie!!! #CTCF pic.twitter.com/uKyaZcX0YF
— Fabio Fazio (@fabfazio) May 29, 2023
Il paragone da "vittima" che non sta in piedi
Dreyfus, un capitano francese di origine ebraica in servizio presso lo Stato Maggiore dell'Esercito, era stato accusato ingiustamente di avere passato delle informazioni segrete all'Impero tedesco: nazione in quel momento fortemente contrapposta alla Francia. Dopo un giudizio sommario, Dreyfus venne condannato alla deportazione a vita sull'Isola del Diavolo nella Guyana francese. Una forte ondata di antisemitismo attraversò così tutta la Francia.
Con quella citazione alle sue spalle, Fabio Fazio ha voluto quindi inviare un messaggio ben preciso e altrettanto strumentale in cui si è voluto descrivere come una "povera" vittima innocente di un sistema che, però, non gli dava così fastidio in tutti questi ultimi quattro decenni. Il martirio suo e dei suoi accoliti (Littizzetto e Saviano in primis) verso Canale Nove è solo all'inizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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