Aver lavorato vent'anni in un giornale di Berlusconi, un editore diciamo così parecchio ingombrante, ci offre per altre cose un vantaggio. Poter dare lezioni in tema di conflitto di interessi.
Cosa che ora faremo. Non senza soddisfazione.
È con soddisfazione, mista a stupore, che ieri sulla Stampa, l'house organ di casa Agnelli, abbiamo letto fra un articolo che denunciava la lottizzazione della Rai da parte della destra fascista e uno che invocava la libertà di stampa l'infilata di quattro pagine in lode di John Elkann. Al centro della santificazione (in inglese si dice self promotion, in italiano piaggeria) l'incontro fra il Mega Editore Galattico e Sam Altman, guru dell'AI, con perle di saggezza di John tipo: «Se hai un ruolo di leadership è importante rimanere focalizzati».
Allora ci siamo focalizzati sulle righe dedicate al caso dell'eredità Agnelli-Elkann. Erano uguali all'affidabilità della Stampa. Zero.
Per fortuna però c'è Luca Telese. Sui social ha detto: «Oggi la messa cantata della Stampa per il padrone-editore Elkann si rivela uno dei capitoli più grotteschi nella storia del conflitto di interessi, roba da far impallidire Emilio Fede». Allora di sicuro ne parlerà in tv. Magari con i suoi soliti ospiti.
Giannini, Molinari, la CuzzocreaA proposito. Alla fine, è stata più dignitosa Repubblica che ha scioperato, così non ha dovuto affrontare l'argomento. Però è un peccato. Conflitto per conflitto, avrebbe potuto fare le «Dieci domande» agli Elkann.
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