“Non conosco il segreto del successo”: chi era la Regina Elisabetta II

La Regina Elisabetta II è stato forse il personaggio che ha maggiormente incarnato i cambiamenti del Novecento: è stata una pacifista, un'apparente conservatrice, ma sicuramente una donna forte e ostinata

“Non conosco il segreto del successo”: chi era la Regina Elisabetta II

Una regina, una donna che ha vissuto nel privilegio per diritto di nascita, può essere una donna straordinaria? Nel caso della Regina Elisabetta II la risposta è sì. Una garante della democrazia nel Regno Unito, una pacifista e al tempo stesso una sostenitrice delle forze armate, una figura enigmatica e rassicurante sul fronte politico, sebbene esprimersi pubblicamente sulla politica sia stato per lei sempre un tabù.

Il retaggio di Elisabetta è enorme e c’è chi solleva il sopracciglio per il successore, il figlio Re Carlo III: il sovrano non se ne abbia a male, sarebbe stato difficile per chiunque confrontarsi con oltre 70 anni di regno, oltre 70 anni in cui la madre ha dovuto fronteggiare crisi e guerre, scandali e attacchi della stampa britannica. Ed è possibile che Carlo, nonostante la sua forte personalità, potrebbe prendere decisioni sulla scia dell’operato della madre.

La sua storia personale

Elisabetta II nacque a Mayfair, nella casa dei nonni materni, alle 2.40 del 21 aprile 1926: il suo nome completo di battesimo era Elizabeth Alexandra Mary, rispettivamente come sua madre, e le sue antenate la Regina Alexandra e la Regina Maria di Teck.

L’evento che la travolse e le cambiò la vita fu l’abdicazione nel 1937 di Re Edoardo VIII, che aprì la linea di successione al trono del padre, divenuto quindi in quell’anno Re Giorgio VI: in questo modo, Elisabetta divenne prima nella linea di successione, mentre la sorella Margaret, nata nel 1930, divenne Royal Princess. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Elisabetta era poco più che una bambina, ma non lasciò, nonostante i consigli, il Regno Unito insieme alla sorella e alla madre Elizabeth Bowes-Lyon.

La Regina Elisabetta II durante la Seconda Guerra Mondiale

Invece nel 1945 si arruolò per dare il suo apporto, tra le linee dell’Auxiliary Territorial Service. Il suo numero di riconoscimento era 230873, e operò con le mansioni di autista e meccanica. Durante la sua infanzia e la sua adolescenza, compì studi privati e sviluppò le sue passioni: i cani, e i cavalli, che continuò a montare fino all’età di 90 anni.

Nel 1947 sposò Filippo Mountbatten, che divenne, una volta che lei fu salita al trono, il Principe Filippo di Edimburgo, con cui avrebbe dato vita alla casata Mountbatten-Windsor insieme ai figli Carlo (nato nel ’48), Anna (nata nel ’50), Andrea (nato nel ’60) e Edoardo (nato nel ’64). I figli sono tutti principi, da quando nel 1952 Re Giorgio morì, lasciando sul trono la figlia, che venne incoronata l’anno successivo con la prima cerimonia d’incoronazione televisiva. Fu quello il primo segno di grande cambiamento portato dal regno di Elisabetta. “Mi sono sinceramente impegnata al vostro servizio, come molti di voi sono impegnati al mio. Per tutta la mia vita e con tutto il mio cuore cercherò di essere degna della vostra fiducia”, disse alla sua cerimonia d’incoronazione.

Il ruolo politico

Quando Sua Maestà salì al trono a soli 25 anni - si legge sul sito ufficiale della famiglia reale britannica - la sua vita cambiò dall'oggi al domani da quella di una giovane moglie e madre a un indaffarato Capo di Stato. Sarebbe diventata famosa per il suo senso del dovere e la sua devozione a una vita di servizio, ed è stata un'importante figura di spicco per il Regno Unito e il Commonwealth durante i periodi di crisi e di festa”.

La Regina Elisabetta II durante il Remembrance Day

Una donna con una grande etica lavorativa, ha instaurato sempre un rapporto molto stretto con i suoi primi ministri, in primis Winston Churchill. E lo ha fatto mai intromettendosi nelle decisioni politiche: in questo modo ha lasciato al popolo la possibilità di esprimersi attraverso i propri rappresentanti eletti. Al tempo stesso ha operato con patronati benefici per oltre 500 tra enti di beneficenza e organizzazioni di servizio pubblico. Ha inoltre avuto, in qualità di capo delle Forze Armate, un rapporto molto stretto con la Marina.

Ma forse il tratto politico più importante per Elisabetta fu la sua aspirazione alla pace. Nel 2004 ricordò gli orrori della Seconda Guerra Mondiale: “Nel ricordare le spaventose sofferenze della guerra da entrambe le parti, riconosciamo quanto sia preziosa la pace che abbiamo costruito in Europa dal 1945”. Nessuno sconto nei confronti del terrorismo, tanto che in occasione degli attentati dell’11 settembre 2001, affermò: “Il dolore è il prezzo che paghiamo per l’amore”.

Perché Elisabetta II è un esempio

La Regina Elisabetta II con sir Paul McCartney

Non è facile per un italiano o un’italiana comprendere il funzionamento del Regno Unito dal punto di vista politico. La storia delle due nazioni è differente, così come lo è il sistema costituzionale e partitico. La figura del sovrano o della sovrana è una figura rappresentativa, che però non può essere paragonata al nostrano Presidente della Repubblica.

Il Regno Unito incarna la monarchia costituzionale più longeva d’Europa, ma nonostante nel Medioevo questa forma di governo fosse considerata quasi futuristica, la monarchia britannica è da sempre associata a un certo conservatorismo. Tanto che la Regina fu oggetto degli strali dei gruppi punk della fine degli anni Settanta. Come i Sex Pistols che scrissero, in una parodia dell’inno nazionale: “Dio salvi la regina / Lei non è un essere umano / Non c’è futuro / Nel sogno dell’Inghilterra”. Per chi si sentiva come “i fiori nella pattumiera”, la sovrana non era altro che un simbolo consunto.

Eppure Elisabetta II non solo è stata una grande regina, è stata un grande essere umano. Non è stata resistente al cambiamento della società Novecentesca, ma l’ha assecondato: molti artisti musicali, oltre che esponenti di tutte le arti, furono nominati infatti baronetti durante il suo regno, dai Beatles a Mick Jagger, passando per Elton John, Olivia Newton Jones, Tom Jones, Van Morrison e Dusty Springfield.

La Regina Elisabetta all'Onu nel 1957 e nel 2010

Ma c’è qualcosa di più importante: Elisabetta II riuscì a resistere alle scelte sbagliate dei primi ministri che si avvicendarono - restano alla storia le crisi di Suez e delle Falkland - e al tempo stesso rafforzò i legami all’interno del Commonwealth, un passaggio obbligato in un’era e in una nazione che smetteva di essere colonialista e si affiancava, in un’ottica terzomondista (secondo la definizione data dalla Conferenza di Bandung), alle nazioni in via di sviluppo che sono ancora parte di quel gruppo, nonostante molte resistenze nel tempo.

Per capirne appieno il ruolo, è consigliabile vedere documentari come The Royal House of Windsor o The Majestic Life of Queen Elizabeth. Molto suggestiva anche la premiatissima serie The Crown, ma va presa per quello che è, ovvero un’opera fictional, bellissima ma romanzata e in molte parti per nulla aderente alla realtà.

Non conosco un'unica formula per il successo - spiegò in un discorso all’Onu nel 2010 - Ma nel corso degli anni ho osservato che alcuni attributi della

leadership sono universali e spesso riguardano la ricerca di modi per incoraggiare le persone a unire i loro sforzi, i loro talenti, le loro intuizioni, il loro entusiasmo e la loro ispirazione per lavorare insieme”.

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