Le sue lacrime erano diventate un caso. Anzi, un simbolo: il pianto della 14enne palestinese Reem Sahwil davanti ad Angela Merkel era stato descritto con profluvi di parole sulla necessità dell'accoglienza tout court. Di fronte all'ex cancelliera, che aveva ribadito l'impossibilità di accogliere tutti, la ragazzina arrivata dal Libano quattro anni prima aveva manifestato il proprio sconforto, temendo forse che la sua famiglia venissero presto espulsa dalla Germania. Ora Reem Sahwil ha 22 anni, ha ottenuto la cittadinanza tedesca e nelle ultime ore è tornata a far parlare di sé per una netta presa di posizione contro Israele espressa sui social.
La giovane ha infatti pubblicato su Instagram un post in cui usa gli hashtag #freepalestine e #fromtherivertothesea, a sostegno della causa palestinese. Secondo quanto riferito dalla stampa tedesca, Reem ha anche aggiunto una mappa che raffigura quella che i sostenitori delle ragioni di Gaza considerano la Palestina "originaria": un'area che non prevede i confini di Israele. Così, da simbolo dei profughi in cerca di accoglienza, la 22enne si è trasformata in emblema di un'integrazione difficile e non sempre riuscita. In Germania, ora molti si stanno infatti indignando per quelle sue posizioni che ricalcano quelle della propaganda anti-israeliana e antisemita.
Già alla tenera età di 14 anni, la ragazza aveva rilasciato inquietanti dichiarazioni proprio sulla questione mediorientale. "La mia speranza è che prima o poi Israele non ci sia più, e che esista solo la Palestina. Quella terra non dovrebbe più essere chiamata Israele, ma piuttosto Palestina", disse al quotidiano Die Welt Am Sonntag, aggiungendo anche: "La mia patria è la Palestina, prima o poi mi trasferirò lì". Parole che, all'epoca, in molti avevano quasi ignorato, preferendo piuttosto puntare l'attenzione su quel pianto davanti alla Merkel, rilanciato dai soliti commentatori come pretesto per puntare il dito contro l'Occidente insensibile e poco accogliente.
#Fromtherivertothesea, tuttavia, è la formula che oggi i militanti filopalestinesi utilizzano per auspicare nei fatti la cancellazione di Israele e il riconoscimento di una Palestina
che non preveda la presenza dello Stato ebraico. E allora certi ragionamenti si invertono: viene da chiedersi quale sia la vera intransigenza, purtroppo pronta a sfociare financo nell'odio più viscerale.
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