Corbezzoli, giuggiole, biricoccoli: alla scoperta dei frutti antichi

Nomi curiosi che sembrano usciti da una fiaba. Sono le delizie di un antico passato che stanno tornando nel nostro presente

Corbezzoli, giuggiole, biricoccoli: alla scoperta dei frutti antichi
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I frutti antichi rappresentano da millenni un patrimonio prezioso della nostra storia agricola e culturale. Con questa suggestiva definizione si intendono tutte quelle variegatissime tipologie di albero da frutto, differenti da territorio a territorio, coltivate e apprezzate da tempi immemori e poi cadute in desuetudine negli ultimi 60 anni.

Questi frutti, spesso dimenticati e quasi scomparsi, raccontano storie di biodiversità, tradizioni e sapori che rischiano di scomparire. La Giornata Nazionale dei Frutti Antichi, celebrata ogni anno il 23 settembre, è un'occasione per riscoprire e valorizzare queste gemme del passato.

I nostri nonni li ricordano bene e probabilmente di alcuni essi si facevano grandi scorpacciate, durante gli anni della loro gioventù finché, ad un certo punto, sono letteralmente spariti ( o quasi) dalle nostre campagne, dai nostri mercati e dalle nostre tavole.

Con l'avvento della frutticoltura moderna e industriale, molte di queste varietà sono state abbandonate a favore di frutti più resistenti e produttivi. Tuttavia, i frutti antichi possiedono caratteristiche uniche in termini di sapore, nutrizione e adattabilità climatica. Ad esempio, la sorba, pressoché sconosciuta alle generazioni odierne, era apprezzata già dagli antichi Romani per le sue proprietà benefiche e il suo gusto unico.

Le corniole, con il loro sapore zuccherino e acidulo, erano utilizzate per preparare confetture e aceti molto particolari. Le giuggiole erano amatissime nelle corti rinascimentali per il loro sapore dolcissimo. Trasformate in composte chiamate "brodi"e in rosoli accompagnavano portate e pietanze durante i banchetti degli antichi signori.

Ancora oggi, il detto "andare in brodo di giuggiole" è un diffuso detto popolare che rievoca la loro dolcezza. I corbezzoli sono noti a molti come esclamazioni ma non sono tanti quelli che li hanno mai assaggiati. Dolcissimi, dalla polpa e dal succo di colore rosso accesso, erano molto amati nel medioevo e considerato frutti cari ai cristiani, per via del colore che richiamava il sangue e il sacrificio del Cristo.

L'elenco potrebbe continuare a lungo, con gli azzeruoli, i biricoccoli e molti altri nomi di squisiti prodotti della terra spesso mai sentiti prima e che sembrano piuttosto essere usciti da fiabe e racconti per bambini. Questi frutti non solo arricchivano la dieta, ma erano anche parte integrante delle tradizioni e delle credenze popolari.

La Giornata Nazionale dei Frutti Antichi è dedicata alla riscoperta e alla valorizzazione di queste varietà dimenticate. Durante questa giornata, vengono organizzati eventi, mercati e degustazioni in tutta Italia per sensibilizzare il pubblico sull'importanza della biodiversità e della conservazione delle varietà antiche. Uno degli eventi più noti è la "Festa dei Frutti Dimenticati" che si tiene ogni ottobre a Casola Valsenio, in Emilia-Romagna. Questa festa celebra la ricchezza dei frutti antichi con esposizioni, degustazioni e laboratori didattici. È un'occasione per grandi e piccini di scoprire sapori dimenticati e imparare l'importanza della conservazione della biodiversità.

I frutti antichi rappresentano un vero tesoro nascosto della nostra storia agroalimentare.

La loro riscoperta e la loro valorizzazione non solo possono deliziare il nostro palato ma contribuiscono anche alla conservazione della biodiversità e delle tradizioni gastronomiche locali. La Giornata Nazionale dei Frutti Antichi è un momento per celebrare questo patrimonio per troppo tempo lasciato nel dimenticatoio e per riflettere sull'importanza di preservare la nostra eredità culturale e naturale.

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