"Non è uno sport per maschi falliti". L'ex tennista Lgbt contro le atlete trans

Fanno discutere le parole di Martina Navratilova, ex campionessa di tennis, dichiaratamente bisessuale e per decenni icona della comunità gay: "È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport"

"Non è uno sport per maschi falliti". L'ex tennista Lgbt contro le atlete trans
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Martina Navratilova prende una posizione netta nei confronti delle tenniste trans che gareggiano nel tabellone femminile. Per decenni vista come un'icona dalla comunità Lgbt, l'ex campionessa di origine ceca naturalizzata statunitense - prima donna sportiva a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità - ha risposto così a una discussione su Twitter in cui si parlava di inclusione e della vittoria di una tennista nata uomo, Alicia Rowley, di alcuni tornei femminili over 55 organizzati dall'Usta, ovvero la United States tennis association. "Hey, Usta – scrive Navratilova – il tennis femminile non è per atleti maschi falliti, qualunque sia l'età. Questo sarebbe consentito agli US Open di questo mese? Solo con un documento d'identità? Non credo...".

Insomma, secondo Navratilova tutto questo "non è giusto e non è corretto". Poi, rispondendo ai molti commenti di altri utenti che sono comparsi, ha rafforzato il proprio parere: "È patriarcato per gli uomini biologici insistere sul diritto di entrare negli spazi creati per le donne. Quanto è difficile da capire? È patriarcato che gli uomini biologici insistano sul diritto di competere nella categoria femminile nello sport". Le polemiche su queste sue frasi non sono ovviamente mancate, tant'è che l'ex atleta ha ingaggiato una sorta di botta e risposta su Twitter con una tale "Prof. Grace Lavery" per riaffermare la propria posizione.

La storia della Navratilova

Classe 1956, Martina Navratilova passò alla storia per essere stata la prima atleta professionista a fare coming out: il Daily News, infatti, aveva pubblicato all'inizio degli anni '80 un titolo che alludeva proprio alla sua bisessualità. È sposata da nove anni con l'ex modella Julia Lemigova. Tuttavia alcune sue opinioni sulle atlete trans avevano già fatto discutere in passato, nonostante la propria esperienza personale. Non solo, ma l'Athlete Ally, associazione che combatte battaglie in sostegno di atleti omosessuali e di cui Navratilova era ambasciatrice, decise di espellerla con l'accusa di "transfobia".

Era il 2019 e l'ex campionessa aveva affidato, sempre sui social, questa sua considerazione: "Non basta definirsi donna per competere con le donne. Devono esserci dei criteri. E avere un pene e competere come donna non può essere uno di questi", aveva scritto e ribadito Navatrilova, la quale non esitò a parlare di un vero e proprio "imbroglio".

Quello era il periodo in cui fece rumore la vittoria di Rachel McKinnon, prima trans campionessa del mondo nel ciclismo ai Mondiali Master di Los Angeles: la sua medaglia venne contestata anche da Jen Wagner-Assali, arrivata terza in quella gara, che l'aveva bollata come "ingiusta".

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