“E se la nuova Supercar la facessimo monoposto?". Questa l’idea iniziale del direttore del Centro stile Ferrari, Flavio Manzoni. Discussione aperta con i colleghi sul proporre qualcosa di “rottura”, ma sempre nel segno della tradizione. Risultato: la nuova Ferrari F80, solo 799 esemplari, motore ibrido V6 con 1.200 cavalli di potenza (300 erogati dalla batteria), prodotta nell’avveniristico E-Building del polo di Maranello e disponibile dal quarto trimestre 2025, è stata concepita come una monoposto e allo stesso tempo biposto. Tutti d’accordo, compreso il pilota Charles Leclerc il quale, terminata la prova sulla pista di Fiorano, ha certificato (chi meglio di lui) l’ispirazione alla Formula 1 alla base del progetto. Architettura e diversi componenti, inoltre, sono strettamente derivati dal motore della 499P vincitrice delle ultime due edizioni della 24 Ore di Le Mans. Sportività assoluta, dunque.
“E’ un modello che farà la storia dei prossimi anni, come le altre Supercar che lo hanno preceduto: GTO, F40, F50, Enzo e LaFerrari”, afferma Enrico Galliera, direttore marketing e commerciale del Cavallino rampante. La nuova F80, inutile dirlo, sarà per pochissimi eletti, quei 799 appassionati e collezionisti che l’hanno già prenotata e per i quali il listino, 3,6 milioni di euro, rappresenta solo un dettaglio. Questo prezzo, però, nella maggior parte dei mercati esteri sarà superiore a quello previsto per l’Italia, anche di circa il 20% per chi non può fare a meno delle personalizzazioni. “E se ci dovesse essere qualche rinuncia, esister già una lista d’attesa”, precisa Galliera.
Questa F80 rappresenta il modello stradale più potente mai uscito dal polo di Maranello. Il motore V6 120 è completamente nuovo e ridisegnato ad hoc con 9.000 giri/minuto e 850 Nm di coppia. Velocità massima 350 orari, da 0 a 100 in 2,15”, da 0 a 200 in 5,75”. Il motore elettrico, molto compatto e leggero visti i 300 cavalli, pesa 8,8 chilogrammi. La batteria (36 kg) e eroga 282 kW di potenza massima, 70 kW in più della SF 90. “L’obiettivo – entra nei dettagli Gianmaria Fulgenzi, a capo dello sviluppo prodotto del Cavallino – era quello di creare un perfetto connubio tra un’auto da corsa e una Ferrari da strada. L’architettura è disegnata per estrarre il massimo della performance, a partire dal telaio in fibra di carbonio. L’aerodinamica gioca un ruolo chiave e, grazie anche all’ala mobile e all’estrattore nella zona posteriore, al fondo, al triplano e all’S-Duct all’anteriore, riesce a generare 1.050 kg di carico verticale a 250 orari. Le prestazioni vengono ulteriormente enfatizzate dalle sospensioni attive che partecipano in modo diretto allo sviluppo dell’effetto suolo, dall’assale anteriore elettrico che permette di avere quattro ruote motrici per sfruttare al meglio coppia e potenza e dai nuovi freni con tecnologia CCM-R Plus derivata dal mondo delle competizioni”.
“Il dubbio – aggiunge Fulgenzi - era se mettere il motore più iconico, il 12 cilindri aspirato o quello con le prestazioni più efficaci: abbiamo optato per il V6 turbo arricchito con un turbo elettrico che dà una potenza specifica straordinaria e una costanza di erogazione a qualsiasi regime. Poi lo abbiamo completato con il motore elettrico per mettere a terra tutta questa potenza”.
Dal vertice fino a chi lavora sulle linee di Maranello, tutti le Ferrari le vogliono vedere su strada, quindi, da guidare in ogni situazione. Poi è stato stabilito che la F80 doveva avere due posti per essere condivisa con qualcuno: da qui la prima vettura monoposto a due posti. Ecco perché la cabina, per la prima volta, non è simmetrica per un maggiore orientamento verso il driver, ma con il passeggero. Inoltre, i piedi del pilota sono alzati di 103 mm in più rispetto a LaFerrari, cioè il conducente “è più sdraiato”, particolare molto apprezzato da Leclerc. Per i freni, inoltre, sono stati usati i dischi che vengono messi sul challenge, con una capacità di arresto più alta e anche di durata: da 100 a 0 orari in 28 metri e da 200 a zero in 98 metri, “prima volta che riusciamo in questo obiettivo”, puntualizza Fulgenzi.
Il capo del design Manzoni: “Nostra intenzione era di ridurre la larghezza della cabina considerevolmente, quindi abbiamo fatto slittare i due sedili: è regolabile solo quello del pilota». Così i due posti si sono avvicinati di 50 millimetri e si è ridotto lo spazio: un connubio tra una monoposto e un’auto con il passeggero. Il sedile del passeggero è infatti nascosto otticamente. Il volante, inoltre, è molto più compatto, quasi rettangolare: permette la visibilità del quadro strumento in qualsiasi condizione”.
Vista di fronte e lateralmente, la F80 ha l’aspetto di un
disco volante o, se si vuole, di un’astronave. Ancora Manzoni: “C’è stata l’idea di integrare i proiettori e farli sparire con un effetto di mistero e di grande modernità”. Il sound della F80 è un urlo dalle tante tonalità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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