Fusilli, ad Renault Italia: "Ambiamo a essere un costruttore Premium. Sull'elettrico sostenere la domanda e investire sulle infrastrutture"

Dalla Renaulution all'alleanza con Nissan e Mitsubishi passando per la gamma del futuro e l'accelerazione su elettrico e digitalizzazione. L'intervista in esclusiva all'amministratore delegato di Renault Italia Raffaele Fusilli

Fusilli, ad Renault Italia: "Ambiamo a essere un costruttore Premium. Sull'elettrico sostenere la domanda e investire sulle infrastrutture"

"L'ottimismo è il profumo della vita", recitava un famoso spot. E Raffaele Fusilli, 61enne romano e primo italiano ad esser stato nominato alla guida di Renault Italia di cui è Ceo da luglio 2021, di ottimismo ne ha da vendere. Non solo per la consapevolezza dei risultati raggiunti ma anche per le ambizioni future.

Partiamo da cosa è successo lunedì 6 febbraio a Londra, nella conferenza stampa congiunta alla quale hanno partecipato gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi.

"È stato un incontro storico perché finalmente, dopo tanti anni di incertezze, abbiamo dato una collocazione chiara, strategica e operativa a questa alleanza che è iniziata nel ’99. Se dovessi sintetizzare la conferenza velocemente, userei la stessa metafora fatta da De Meo nella guest conference. Immagini una specie di razzo formato da tre grandi blocchi. In testa c’è la governance, che finalmente si è riequilibrata. Con una partecipazione del 15% nostro e del 15% di Nissan incrociata e con il 28% delle azioni che sono in un trust ma che non impattano sull’operatività possiamo adesso essere molto più agili. Al secondo stadio troviamo l’agilità di cui ho appena parlato. E con questo termine intendo la possibilità di effettuare una serie di iniziative alle quali i partner possono aderire o meno. Al terzo, infine, c’è il mondo straordinario di sinergie, efficienze e progetti comuni. Ricapitolando: governance, elasticità e flessibilità e sinergie molto potenti su progetti comuni.

Renault Austral E-Tech

Un paio di anni fa c’è stata un’altra rivoluzione: la Renaulution. Cosa è cambiato, secondo lei, nel modo di progettare e realizzare automobili per Renault?

"È stata una rivoluzione copernicana. Non saprei dirlo diversamente perché prendere l’azienda, ribaltarla, parlare di resurrezione e di rinnovamento nelle condizioni in cui era è stato davvero un atto di grande coraggio. Senza dimenticare che si è scelto di focalizzare l’attenzione sui 4 brand: Renault, Dacia, Mobilize e Alpine, per di più rivedendo tutto il set up. A due anni e mezzo di distanza da quel luglio, abbiamo anticipato di gran lunga il timing per la riduzione dei costi. Anzi, le dirò: è stato fatto un lavoro di ottimizzazione dei costi che forse non ha precedenti nel mondo dell’auto. Abbiamo ridefinito la gamma in maniera massiccia e adesso stanno arrivando sul mercato i risultati. Nel 2024, ad esempio, vedrà la nuova Renault 5 e un altro suv segmento C, ma non voglio anticipare troppo. Il rinnovamento della gamma è stato dunque totale. Last but not least, De Meo ha annunciato l’ingresso nella fase Revolution. Significa che, mentre prima potevamo dire come automotive di giocare un solo sport, adesso dobbiamo giocare a cinque sport diversi.

Ovvero?

Dobbiamo giocare lo sport della tecnologia con l’elettrico, quello della digitalizzazione, quello della mobilità e quello dell’economia sostenibile e circolare. Non dimenticando che, ancora per diversi anni, molto arriverà dai motori termici e ibridi. Insomma, per fare 5 cose insieme è necessario riorganizzarsi e allearsi. Quindi De Meo ha immaginato questa totale ridefinizione con Ampere per l’universo elettrico, con Mobilize per quello della mobilità, con Alpine per l’eccellenza ingegneristica sportiva declinata al 100% con l’elettrico e con Horse che continuerà invece a produrre motori termici a trasmissione anche per player esterni all’alleanza, e anche fuori dall’Europa. C’è poi da sottolineare l’economia circolare, con la creazione di una società che si chiama The Future is Neutral che si occuperà di economia circolare e riciclo di tutti gli elementi delle auto per garantire un fatturato abbastanza importante. Al 2028-2030 dovrebbe ammontare a circa a 2,3 miliardi di fatturato con un risultato operativo del 10%.

Alpine A110 S, guarda le foto della due posti francese da 300 cv 6

Possiamo parlare di Renault come costruttore quasi Premium o è meglio trovare un’altra definizione?

"Mi piace molto la definizione di costruttore premium. Ambiamo ad esserlo e penso che ci troviamo nelle giuste condizioni. Possiamo anche permettercelo avendo un heritage di storia alle nostre spalle che ci permette di esserlo. Ci stiamo trasformando. Sappiamo che in futuro venderemo auto più care rispetto ad oggi perché l'elettrico ridurrà il suo prezzo ma non arriverà mai a costare meno di quello che costa attualmente il termico (anzi, sarà quest’ultimo che aumenterà). Ci rivolgeremo anche ad una fascia di clientela più affluente, e questo saremo in grado di farlo solo affermando i valori del brand e delle qualità di servizio premium. È un percorso necessario".

Dall’Austral alla Megane e-tech, Renault sembra un passo in avanti anche su tecnologia e accuratezza dello stile e del design. Che feedback avete avuto dal cliente italiano su questi due modelli?

"Su Austral abbiamo ricevuto un buonissimo feedback perché ha un effetto strada incredibile. Quando sei al benzinaio o al semaforo e le persone ti chiedono come funziona e quanto costal’auto, è sempre un buon segno. L’effetto curiosità è il primo indicatore da attenzionare. Più nello specifico, per Megane e-tech gli ordini sono andati bene, mentre Austral è stata appena lanciata, è un ibrido full hybrid. Devo dire comunque che in concessionaria facciamo più preventivi e prendiamo più ordini di quelli che ci aspettavamo. Da un punto di vista del prodotto la traiettoria verso la premiumness non manca. Però mi piace ricordare il nostro mantra aziendale: regaliamo ai nostri clienti tempo di qualità durante il quale possono fare altro anziché occuparsi dell’auto. Doversi occupare della macchina anche quando non si usa è infatti una grande scocciatura. Noi utilizziamo questo termine: Time for Quality Life. E nel concetto rientrano tutti quei servizi che, al di là dell’auto, consentono agli utenti di godersi la vita. Il percorso di premiumness è costituito da auto di eccellenza, ma anche e soprattutto da servizi premium propri di brand che normalmente vivono in Germania".

Invece cosa pensa del futuro dei segmenti piccoli di Renault?

"Il futuro dell’elettrico piccolo va costruito. Su questo segmento è probabile che l’offensiva di brand cinesi possa essere più forte, anche perché hanno un vantaggio tecnologico, ingegneristico e di materie prime e pure di costi. Noi proveremo a scompaginare il tavolo, lanciando ad esempio la Renault 5 che sostituirà la Zoe (ne avremo vendute 400mila ed è stata un grande successo). Sull’elettrico noi ci abbiamo creduto con grande anticipo, ben 11 anni fa, mentre tutti pensavano che fosse una follia (compreso Marchionne). Ora abbiamo un vantaggio in termini di know how. Tornando a Zoe, il sostituto sarà la Renault 5 100% elettrica che vedremo nel 2024. Mi sento abbastanza tranquillo per pensare che la Renault 5 del futuro sarà una vettura iper cool, iper ricercata, iper tecnologica e digitale ad un prezzo molto interessante. Anche sul segmento delle piccole potremo dire la nostra".

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Ha citato Renault 5. Quanto è importante il design per Renault?

"È fondamentale. Se dovessi dirle uno dei problemi dell’elettrico attuale, le direi che le macchine sembrano tutte uguali. C’è una grande omologazione, quando invece il design, grazie ai maggiori spazi che la tecnologia elettrica ti consente di avere - perché di fatto elimina veri e propri blocchi all’interno dell’autovettura – dovrebbe essere più libero. I nostri modelli del futuro sono incredibili. Hanno personalità, identità e forza visiva come Renault non ha mai avuto negli ultimi 20 anni. Dovessi però soffermarmi su un aspetto chiave, le direi il logo. Quello che abbiamo lanciato ha una grande valenza, mantiene la tradizione ma è molto evoluto con queste due forme una dentro l’altra. Trasmette dinamismo e movimento. Siamo veramente attenti a tutto questo. La futura Renault 5 e la Renault 4 saranno, anche dal punto di vista di design, un’operazione “alla pop art”, “alla Andy Warhol”. Non siamo nostalgici del passato ma traiamo ispirazione dal passato per rilanciarlo con freschezza. Ci piace dire sempre che Renault non collega luoghi ma esseri umani, e che quindi mette in contatto le persone. Ebbene, questa cura delle persone fa parte del nostro dna da sempre".

E lo certifica anche il premio Top Employer 2023 che avete ottenuto.

"Sì, stiamo parlando di un premio che certifica come, all’interno dell’azienda, tutti i processi, i servizi e le attività siano finalizzate ad un miglioramento strutturale del benessere della qualità della vita dei collaboratori e al miglioramento del tempo che passano all’interno dell’azienda. Premia quindi tutti i progetti che abbiamo fatto per declinare sul lavoro il concetto di Time for Quality Life, un concetto che ci contraddistingue anche a livello dei nostri collaboratori. È un premio difficile da ottenere. È la prima volta che veniamo certificati così e vogliamo rimanere per molto tempo Top Employer.

Renault

Passiamo al tema della rete infrastrutturale. Perché secondo lei in Italia siamo in ritardo?

"Le dico un paio di numeri. In Germania hanno stanziato per il “Pnrr tedesco” 4 miliardi e mezzo per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica; in Italia abbiamo 700 milioni. E ancora: in Germania abbiamo 78mila punti di ricarica, in Italia 30mila. Non so perché sia successo, non so perché siamo partiti in ritardo. Ma è evidente che le infrastrutture, da noi, non siano state considerate una priorità. E sembra che ancora non lo siano. Questo crea un paradosso abbastanza originale, perché dobbiamo fare una corsa verso il 2035. Il film è stato girato e ora dobbiamo fare in modo (e sperare) che la consapevolezza diventi più robusta e che gli investimenti aumentino. Sia nelle infrastrutture che nel sostegno della domanda. Poi il 40% di differenziale medio tra una vettura termica ed una elettrica pesa nelle tasche degli italiani. Infine non scordiamoci che in Italia solo il 20% dei consumi di energia è coperto da fonti rinnovabili. Se non mettiamo mano a questa trasformazione, rischiamo sì di girare con l’elettrico ma con l’elettricità prodotta da carbone e gas, e quindi avendo un’impronta molto scarsa sulla riduzione della CO2. Ricordiamo poi che l’unica regione al mondo che ha messo una data capestro è stata l’Europa, nel 2035. In Asia, Stati Uniti e Sud America non c’è nessuna data".

Diamo uno sguardo al futuro. Cosa possiamo aspettarci nei prossimi 5 anni da Renault?

"L’accelerazione sarà fortissima sia sul tema dell’elettrico che sulla digitalizzazione. La tecnologia farà passi da gigante e io spero che li farà anche a livello di biocarburanti, di carburanti sintetici. Non scordiamoci che ci sono 2,5 miliardi di auto nel mondo che continueranno ad essere alimentate, e queste saranno tutte termiche. La focalizzazione, nei prossimi 5-10 anni, sarà sui carburanti alternativi, sull’idrogeno, sulla realizzazione di batterie che siano molto più efficienti delle attuali. E poi ci sarà una grandissima crescita della interconnettività tra i veicoli.

Mi riferisco ai veicoli che dialogano tra di loro e con le infrastrutture cittadine per garantire una maggiore sicurezza, per ridurre incidenti e pericoli. Per far questo però è necessario avere infrastrutture di reti adeguate e che consentano di farlo. Insomma, siamo in un mondo complicato dove non è sufficiente esser bravi da soli per vincere. Tutti devono esserlo".

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