Stupire senza effetti speciali, creando prodotti capaci di trascendere la propria epoca. Creare tendenze, anziché limitarsi a (in)seguirle. Questo e molto altro è Walter de Silva, il designer italiano che da Lecco ha raggiunto Torino per poi approdare a Barcellona, Wolfsburg e Changchun esportando i valori del car design destinato a durare nel tempo. Una carriera di successo che ha abbracciato marchi come Alfa Romeo, SEAT, Audi, Lamborghini e Volkswagen, lasciando a ognuno l’eredità più grande: quel concetto di identità, riconoscibilità e “family feeling” che molti brand ancora oggi faticano a trovare. In questo articolo ripercorriamo i punti salienti della carriera di Walter de Silva attraverso i dieci modelli che più di tutti hanno lasciato un segno nella storia dei rispettivi marchi.
Quell’amore per il “less is more”
Oltre cinque decenni al servizio delle quattro ruote, senza mai dimenticare il product design in tutte le sue forme (dall’elettronica alle scarpe da donna, quest’ultima un’attività ereditata dai genitori) hanno consacrato Walter de Silva come autentico punto di riferimento nel settore, anche se è proprio per l’automotive che il designer verrà ricordato. A contatto con le case automobilistiche, infatti, de Silva ha saputo dar vita a inediti codici stilistici capaci di evolversi e sopravvivere ancora oggi dopo diversi lustri senza accusare lo scorrere inesorabile del tempo.
Nato a Lecco nel 1951, Walter Maria de Silva inizia la sua carriera nel 1972 presso il Centro Stile di Fiat a Torino, dove traccia le linee della Fiat Ritmo prima di dedicarsi, per un breve periodo, all’arredamento di interni. Successivamente si trasferisce nello studio di design automoive I.DE.A. Institute nel 1977. Nel 1986 avviene l’approdo all’Alfa Romeo, azienda che proprio in quel periodo stava per essere inglobata all’interno del Gruppo Fiat: è qui che Walter de Silva assume la guida del Centro Stile del Biscione, riportandolo nell’Olimpo dei Costruttori grazie a un nuovo linguaggio stilistico che riportava al centro del frontale uno degli elementi storici del marchio, il celebre scudetto. La consacrazione internazionale di de Silva arriva proprio grazie a due veicoli Alfa Romeo: la 156 nel 1997 e la 147 nel 2001. Entrambe diventano Auto dell’Anno grazie (soprattutto) al loro design capace di catturare gli sguardi nonostante l’estrema purezza delle linee. Perché è proprio questo che contraddistingue lo stile firmato de Silva: la ricerca dell’essenzialità delle linee nella definizione di volumi semplici ma al contempo emozionali, grazie ad un accurato studio delle proporzioni. E poi c’è l’attenzione all’identità di marca, resa possibile dalla creazione di codici estetici fatti di linee che si ripropongono, con le debite differenze, su diversi modelli dello stesso marchio. In due parole: family feeling.
L’ottimo lavoro svolto in Alfa Romeo spinge i vertici del Gruppo Volkswagen a chiamare il designer italiano per dare una nuova identità alla spagnola Seat, che sotto la “cura de Silva” si riposiziona con successo come brand dal carattere sportivo (ma sempre accessibile) ottenendo numerosi riconoscimenti. Nel 2002, de Silva è stato promosso a Capo del Design del Gruppo Audi, con l’obiettivo di supervisionare anche lo stile della Lamborghini. In questi anni nasce la celebre calandra Single Frame di Audi, mentre a Sant’Agata Bolognese iniziano a tornare in voga spigoli vivi e linee di ispirazione aeronautica. Nel 2007, Ferdinand Piech lo sceglie come Capo del Design dell’intero Gruppo Volkswagen, affidandogli la responsabilità della direzione strategica del design per tutte le marche automobilistiche del colosso. La carriera di de Silva nel colosso tedesco si conclude nel 2015 dopo aver guidato per qualche mese la Italdesign, centro di design e sviluppo con sede a Moncalieri (Torino). Negli anni successivi, la sua attività si è concentrata nella consulenza in ambito product design, passando dall’abbigliamento all’elettronica di consumo, per poi tornare verso la fine del decennio passato all’automotive con la firma dello stile dell’ambizioso progetto Silk-FAW, naufragato nei primi mesi del 2023.
Nel corso della sua carriera, de Silva ha creato un vasto repertorio di veicoli che sono diventati dei veri e propri simboli di stile, prestazioni e innovazione. Eppure, tra le tante le supercar e concept car futuristiche, sono state proprio le auto “normali” (dalle berline alle citycar) ad esprimere al meglio la capacità del designer italiano di racchiudere storia, identità, fascino e funzionalità in ogni singolo modello. Nei paragrafi successivi esploreremo le dieci migliori auto mai realizzate da Walter de Silva. Attraverso l'esame di ogni singolo modello, scopriremo le caratteristiche distintive e gli elementi di design che hanno reso queste auto così speciali e ammirate. Dalle eleganti linee dell'Alfa Romeo 156 alla potenza sfrenata della Lamborghini Egoista, ogni veicolo riflette la passione e l'abilità di de Silva nel creare automobili che catturano l'immaginazione e scatenano emozioni intense.
Alfa Romeo 156 (1997)
L'Alfa Romeo 156 è stata una delle prime creazioni di de Silva per il marchio italiano. Svelata nel 1997, un anno più tardi conquistò il titolo di European Car of the Year, anche (e soprattutto) per le sue linee fortemente innovative per quegli anni. Una berlina compatta, dal carattere sportivo ma al tempo stesso sobrio ed elegante, che per prima re-introdusse l’iconico scudetto Alfa Romeo al centro del frontale, rendendo necessario lo spostamento della targa sul lato del paraurti. Un elemento che, insieme al “trilobo” (il caratteristico disegno del paraurti anteriore), non sarebbe mai più mancato su nessuna auto del Biscione.
Alfa Romeo 147 (2000)
Secondo modello che fece conoscere de Silva al grande pubblico (anche se al momento del debutto il designer era già passato in Seat), l’Alfa Romeo 147 rivoluzionò il segmento C introducendo una dinamica di guida sconosciuta alle rivali dell’epoca e uno stile accattivante, dal sapore sportivo che fece scuola per tantissimi altri modelli della concorrenza negli anni a venire. Anche lei ottenne, nel 2001, l’ambito riconoscimento di Auto dell’Anno, e gran parte del merito si deve anche in questo caso al design vincente.
Seat Salsa (2000)
Il primo modello su cui Walter de Silva appose la sua firma dopo essere approdato nel Gruppo Volkswagen come responsabile dello stile di Seat fu la concept Salsa del 2000. Un’auto sportiva dalle linee audaci e futuristiche, nata come manifesto stilistico per il nuovo linguaggio di design del marchio: Auto Emociòn, la tagline di Seat in quegli anni, puntava proprio a trasformare la casa spagnola in un brand ad alto tasso di emozionalità e desiderabilità, pur mantenendo un posizionamento accessibile. Lo stile della concept si tramutò presto in serie, dando vita a uno dei periodi più floridi della storia di Seat.
Seat Leon (2005)
Con la Seat Leon di seconda generazione, Walter de Silva replica il “miracolo” compiuto anni prima con la Alfa Romeo 147: una berlina compatta a due volumi dalle proporzioni sportive, che avvicina tanti giovani al marchio spagnolo, attratti dalle superfici morbide, levigate ed atletiche.
Audi A6 (2004)
Il rilancio stilistico di Seat fu solo l’inizio di un processo voluto da de Silva per regalare una forte riconoscibilità visiva ai singoli brand del Gruppo Volkswagen. Alla guida del team di designer di Audi, de Silva introdusse un elemento che ben presto divenne un tratto iconico e distintivo di tutti i modelli successivi nati a Ingolstadt: la calandra Single Frame. Al debutto per la prima volta sulla nuova Audi A6 del 2004, la celebre griglia a tutta altezza che collegava in un unico elemento grafico la calandra e la presa d’aria inferiore fu creata ispirandosi all’imponente calandra delle Auto Union degli anni ‘30.
Audi R8 (2006)
Nel disegnare la prima supercar stradale di Audi, la R8, Walter de Silva riuscì nell’ardua sfida di dare a questo modello una personalità ben distinta da quella della “cugina” Lamborghini Gallardo, da cui la R8 derivava a livello meccanico. Con le sue proporzioni inusuali e i dettagli estetici iconici, come le “blade” laterali, la R8 divenne subito un modello iconico e apprezzatissimo per il suo equilibrio generale.
Audi A5 (2007)
La risposta Audi alla BMW Serie 3 Coupé si trasformò nell’auto che per sua stessa ammissione fu la più significativa dell’intera carriera di Walter de Silva. L’Audi A5, nata nel 2007 come coupé di segmento D derivata dalla A4, si presentava come una vera e propria gran turismo in miniatura. Diversi dettagli celebravano la tradizione Audi legata alla trazione integrale, a cominciare dalla carrozzeria che si allargava in corrispondenza dei passaruota, enfatizzando tra l’altro anche il dinamismo dell’intera fiancata. Fu proprio questa ad essere definita da de Silva “la più bella auto che abbia mai disegnato”. Nessun altro modello avrebbe mai avuto questo onore.
Lamborghini Miura Concept (2006)
De Silva ha firmato la Lamborghini Miura Concept per celebrare il quarantesimo anniversario della leggendaria Miura. Questa concept car omaggiava il passato con un design nostalgico ma al contempo proiettato nel futuro. Peccato che ai tempi non vi fossero i piani per mettere in produzione la vettura, che restò quindi allo stadio di prototipo.
Lamborghini Egoista (2013)
Senza ombra di dubbio, la Lamborghini Egoista fu una delle creazioni più audaci di de Silva. Questa concept car monoposto, nata per celebrare i 50 anni della casa di Sant’Agata Bolognese, era caratterizzata da linee complesse, spigolose e futuristiche, lontane dalla purezza formale a cui de Silva aveva abituato i suoi estimatori. Fu chiaramente una scelta voluta per dimostrare la grande capacità del team di designer del Gruppo Volkswagen di saper disegnare qualsiasi tipo di automobile, interpretando in modo unico ogni singolo brand. La Egoista tracciò in modo netto, come nette erano le sue linee, il futuro stilistico del brand italiano.
Volkswagen up! (2011)
Dalle supercar alle utilitarie: in qualità di responsabile di un team composto da più di 1.300 persone, al lavoro su una vasta gamma di brand, Walter de Silva si cimentò alla fine del primo decennio del 2000 allo sviluppo di quella che fu per lui una delle più grandi sfide: rendere una citycar bella e funzionale allo stesso tempo. Il risultato fu la Volkswagen up!, auto ultra-compatta capace di accogliere passeggeri e bagagli in meno di 3,60 m di lunghezza.
Il design, in questo caso, non nasceva per emozionare ma per esprimere al meglio la praticità dell’auto, grazie alle forme squadrate ma incredibilmente curate per essere un’auto economica. La up!, sul mercato ancora oggi con pochissime modifiche estetiche che la rendono ancora attuale, ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui quello di World Car of the Year nel 2012.
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