L'Italia è in ritardo sotto il profilo della rappresentanza femminile, sia nelle istituzioni (18% dei ministri) sia nelle aziende (4% dei posti nei consigli di amministrazione). Eppure recenti studi hanno dimostrato che le imprese con una rilevante presenza femminile nel top management o nel board sovente battono le concorrenti. Più precisamente ottengono performance economico-finanziarie superiori alla media del settore di appartenenza (sia in termini di Roe sia di ebit) e poggiano su strutture organizzative più armoniche. Senza contare il maggior apprezzamento da parte della comunità finanziaria. E questo vale anche in Italia, dove le aziende quotate con presenza femminile nel consiglio di amministrazione hanno raggiunto un ebit medio 2004-2008 superiore del 21% rispetto alle altre. A fare il punto sulle« quote rosa» nel mondo delle aziende è una ricerca (Donne ai vertici: un acceleratore della performance aziendale) promossa dall'associazione Valore D e da McKinsey .
«In Italia solo il 4% delle donne sono presenti nei consigli di amministrazione delle grandi imprese italiane rispetto all'11% della media europea. Questo - ha commentato Simona Scarpaleggia Presidente di Valore D - è un risultato che ci posiziona in fondo alla classifica dei Paesi europei, distaccati persino da Bulgaria e Romania. In altre parole, il nostro Paese può - e deve - ampiamente migliorare".
L'associazione Valore D nasce dalla volontà di un gruppo di grandi aziende (AstraZeneca, Coop, Enel, Fiat, General Electric, Johnson&Johnson, IKEA, Intesa Sanpaolo, Luxottica, McKinsey&Company, Microsoft, Standard&Poors, Unicredit e Vodafone) e rappresenta il primo progetto di imprese che decidono di condividere le proprie esperienze e competenze a sostegno della crescita dei talenti femminili al loro interno.
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